Adamo ed Eva sono discesi dalla scimmia?

di padre Giovanni Cavalcoli
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Sappiamo come nella concezione cattolica tutta l’umanità trae origine da una coppia originaria, alla quale la Scrittura dà il nome di Adamo ed Eva. Questa dottrina, che fu a suo tempo confermata da Pio XII nell’enciclica Humani Generis del 1950, la troviamo ancora nel Catechismo della Chiesa Cattolica, dove ripetutamente si insegna che l’umanità deriva da “un solo uomo” alludendo evidentemente ad Adamo, ed anzi in più luoghi nominandolo espressamente (cf nn.359, 374, 375, 376, 388, 391, 399, 402, 403, 404, 405, 406), il che lascia ben intendere che Eva è sottintesa.
Sappiamo altrettanto bene come secondo il racconto genesiaco la coppia primitiva è creata da Dio a sua immagine e somiglianza in una condizione fisica e spirituale di totale perfezione – il cosiddetto “stato di innocenza” o “giustizia originale” o “stato edenico” – in un mondo meraviglioso a loro totalmente sottomesso ed in una comunione di grazia con Dio.

Col peccato originale, cedendo alla tentazione del demonio, i nostri progenitori decadono da questa condizione felice primitiva, corrispondente al piano originario della creazione. Essi perdono la grazia, la loro vita comincia a conoscere il peccato, la fragilità, la sofferenza e la morte. Essi vengono cacciati dal paradiso terrestre ed inizia la loro esistenza su questa terra, che resta certo piena di meraviglie e cose buone, ma nel contempo spesso terribilmente pericolosa, ostile all’uomo e ribelle ai suoi desideri e alla sua volontà. La natura da madre diventa “matrigna”, come si espresse il poeta Giacomo Leopardi.
La Bibbia, come è noto, non accenna assolutamente ad un’origine dell’uomo dalla scimmia, ma presenta la coppia primitiva come immediatamente creata da Dio, utilizzando una materia precedente. Tuttavia Pio XII nella citata enciclica afferma che “il Magistero della Chiesa non proibisce  che la dottrina dell’“evoluzionismo”, in quanto cioè indaga sull’origine del corpo umano derivante da una materia già esistente e vivente (ex iam exsistente ac vivente materia) – infatti la fede cattolica ci ordina di ritenere che le anime sono immediatamente create da Dio – sia prudentemente trattata dagli esperti, sempre nella disposizione di accogliere quanto su questa materia può essere insegnato dalla Chiesa.
Al riguardo il Papa esclude la dottrina del poligenismo, in quanto essa non si concilia con la dottrina del peccato originale, la quale comporta una trasmissione per generazione della colpa originale, di generazione in generazione, il che suppone il peccato di una sola coppia primitiva. Questo discorso lascia intendere che ammettendo il poligenismo, dovremmo ammettere una pluralità di coppie che hanno commesso lo stesso peccato, cosa che non risulta assolutamente dal racconto biblico.
Ma che cosa è questa “preesistente materia vivente”? Il Papa non lo spiega e il Magistero pontificio non è più tornato su questo argomento per chiarirci questo punto. Frattanto i teologi, come per esempio il Card. Charles Journet negli anni sessanta del secolo scorso, seguendo un’opinione corrente, pensò che il Papa potesse riferirsi ad un’origine del corpo di Adamo ed Eva dalla scimmia.
Un’altra ipotesi possibile sarebbe quella che Dio abbia infuso un’anima spirituale in un precedente vivente puramente animale, dopo averlo adattato ad essere informato da quell’anima superiore. Il Magistero non è intervenuto a condannare queste dottrine, per cui esse a tutt’oggi possono essere liberamente discusse tra cattolici senza pericolo per l’ortodossia.
L’importante, come abbiamo visto, per un cattolico, al fine di non andare contro la sua fede, è riconoscere i seguenti punti: 1. creazione della coppia primitiva nello stato d’innocenza; 2. peccato originale a seguito della tentazione diabolica e perdita dello stato d’innocenza con conseguente espulsione dal paradiso terrestre e caduta in questo mondo, dove la natura umana è diventata la cosiddetta “natura decaduta” o “corrotta”, esposta ad ogni genere di male di colpa e di pena, non più in comunione ma in contrasto con Dio, con il mondo e l’universo fisico; 3. trasmissione della colpa originale derivante dalla coppia primitiva.
Il cattolico tuttavia, che non è disposto a rinunciare alla sua fede per qualunque motivo, sapendo che essa è assoluta verità, rispetta anche i dati della storia o della scienza sperimentale, sapendo che essi pure sono veri, benchè di una verità inferiore a quella della fede, essendo questa verità rivelata da Dio, mentre quella è conquista della semplice ragione umana, la quale tuttavia, benchè fallibile, è creata da Dio e quando ha accertato ciò che essa opina o le sue precedenti ipotesi, la sua verità diventa inconfutabile e definitiva, salvo che l’oggetto stesso del suo sapere sia mutabile o corruttibile. Nel qual caso il dovere stesso dello scienziato è quello di rinunciare alla sua precedente dottrina appunto nell’intento di seguire la realtà nel suo evolversi.
Ma in questo caso del problema dell’evoluzionismo, trattandosi di una questione storica attinente al passato, l’accertamento di come sono andate le cose, una volta colto il vero, non c’è rischio che venga messo in crisi e quindi non c’è da mutare opinione, giacchè di un fatto del passato non può assolutamente accadere che, se è esistito, diventi non esistito.
Ora, sappiamo bene come la paleoantropologia e la storia della terra hanno accertato ormai da tempo l’esistenza nel passato di un’evoluzione di forme antropoidi simili a quella dell’uomo moderno, ma simili al contempo a quella della scimmia, benchè non sia facile chiarire ogni volta se il reperto appartenga ad una scimmia o ad un uomo.
Quello che una sana antropologia ci insegna è comunque l’impossibilità dell’esistenza di un mammifero che abbia un’essenza intermedia tra quella della scimmia e quella dell’uomo, per il fatto che la differenza tra l’animale e l’uomo non è una differenza di grado ma di essenza, per cui il possesso della ragione, che caratterizza l’essenza dell’uomo, non comporta, rispetto alla scimmia, il termine di un’evoluzione il cui inizio è nell’anima della scimmia, ma un salto ontologico dall’anima della scimmia all’anima umana, che non è semplice anima sensibile come quella della scimmia, ma è anima razionale e spirituale e la forma della ragione o della spirito è una forma semplice che si aggiunge a quella semplicemente animale solo secondo la modalità dell’esserci e non secondo il risultato di un processo evolutivo, che può riguardare solo la materia e non lo spirito.
Così per esempio il fanciullo diventa adulto senza soluzione di continuità, perché si tratta di un processo fisico naturalmente evolutivo nell’ambito della medesima essenza umana. Ma è impensabile un processo evolutivo naturale per il quale una scimmia, prima di diventare uomo, si elevi da sè ad una forma vivente che non è più scimmia ma non è nemmeno uomo. Insomma non ha senso ipotizzare il mutamento di un’essenza materiale, qual è ancora tutto sommato un animale irrazionale, in un’essenza spirituale, qual è quella dell’uomo.
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Per quanto riguarda invece i viventi infraumani, possiamo ammettere una certa evoluzione delle specie, come sosteneva Darwin, cosa che del resto constatiamo, in quanto qui non si tratta di salire da un’essenza inferiore ad un’essenza superiore, perché semplicemente l’essenza ontologica non la conosciamo, per cui l’uomo stesso, operando sui caratteri empirici della specie, è capace di mutare una specie in un’altra.
Prendiamo l’esempio delle razze dei cani. E’ notorio che tutte queste specie sono state create dall’uomo; però è interessantissimo notare come questi cani, per quanto specificamente diversi tra di loro, si riconoscono benissimo nella loro unità specifico in senso ontologico, della quale ovviamente non hanno coscienza intellettuale, ma che riconoscono soltanto in forza dell’istinto. Infatti non capiterà mai che un gattino si innamori di una cagnolina. La scienza quindi ci insegna che le specie viventi inferiori possono evolvere, perché non conosciamo l’estensione degli elementi che le rende fisse.
Così, anche per il cattolico – benchè la Bibbia taccia su questo punto – è ammissibile la derivazione dell’uomo dalla scimmia, come lo stesso Pio XII dà il permesso di credere, ma questo passaggio va concepito senza forme intermedie, ma per un salto ontologico per il quale sic et  simpliciter alla forma animale si aggiunge quella razionale, così da creare l’animal rationale che è appunto l’uomo.
Resta però una grave difficoltà. Se Adamo ed Eva hanno avuto genitori scimmie o la loro anima è stata creata da Dio in una scimmia adulta – cosa che già di per sé lascia molto perplessi – come potevano trovarsi anche fisicamente in uno stato di altissima perfezione? Il Card. Journet ritiene che il corpo dei progenitori anche nel paradiso terrestre fosse scimmiesco. Questa tesi non è stata proibita dalla Chiesa, ma indubbiamente sembra fare molta difficoltà.
Resta, è vero, la certezza che ci è insegnata dalla scienza, per la quale nella centinaia di migliaia di anni passati c’è stata effettivamente un’evoluzione ascensiva di forme umane primitive che gradatamente hanno raggiunto da un inizio scimmiesco il livello elevato e nobile della corporeità umana moderna. Ma invece di allacciare quelle forme scimmiesche allo stato d’innocenza, perché non concepirle piuttosto come segno della natura decaduta dopo il peccato, la quale nel corso della storia, con l’aiuto della grazia divina, lentamente si risolleva nel fisico e nel corpo dalla miseria immediatamente seguente la cacciata dal paradiso terrestre?
Quanto alla data e alla collocazione dello stato d’innocenza ovvero della creazione dell’uomo, la scienza suppone oggi, per quanto riguarda la prima, quasi due milioni di anni. Per quanto riguarda il luogo, sarebbe del tutto ingenuo e fuorviante chiedersi dove fosse questo luogo come se si fosse trattato di una regione della terra di quaggiù.
Dobbiamo infatti ricordarci che, secondo il racconto biblico e quindi la nostra fede, il paradiso terrestre si trovava in una dimensione fisica trascendente, un po’ come noi immaginiamo la futura terra dei risorti. Per cui non ci è affatto proibito immaginare che Dio abbia creato questa regione di felicità solo ad un certo momento dell’evoluzione di questa terra, dopo il periodo degli animali preistorici, con i quali certamente l’uomo non avrebbe potuto convivere.
Simili interventi per Dio in questo mondo non sono affatto impossibili, anzi abbiamo un’infinità di esempi, a cominciare da quello più importante, che è stata la venuta del Figlio di Dio incarnato, senza contare tutti i miracoli e la stessa vita cristiana, la quale che cosa è se non la presenza del divino nel cuore dell’uomo, che fruisce della grazia di Cristo, recuperando sia pur imperfettamente lo stato d’innocenza e pregustando la vita di risorti?
Per questo confesso francamente che piuttosto che immaginare Adamo ed Eva generati o derivati da scimmie con anima sì elevatissima ma corpo da scimmie, mi sento estremamente a disagio e non mi pare affatto richiesto da una lettura attenta del racconto genesiaco, il quale parla, come è noto, di una creazione diretta da parte di Dio non solo dell’anima ma anche del corpo.
Così preferisco immaginare le cose accantonando decisamente la teoria evoluzionistica, pur consentita nei termini suddetti, dallo stesso Pio XII. Infatti, anche nell’ipotesi che Dio abbia dato un’anima spirituale ad una coppia di scimmie adulte, bisognerà ammettere, che per fare in modo che il loro corpo fosse adatto all’anima spirituale, Dio abbia praticamente trasformato lo stesso corpo.
D’altra parte i reperti innegabili della paleoantropologia possono benissimo accordarsi, come ho accennato sopra, con i dati della Scrittura, laddove essa parla della caduta dell’uomo e del conseguente stato di miseria come castigo del peccato originale.
In tal modo riusciamo a conciliare alla luce della ragione della fede la duplice direzione della storia dell’uomo, intravista anche se oscuramente e non senza errori, dalle grandi filosofie dell’umanità: un’origine divina, dalla quale è decaduto e verso la quale deve tornare (modello del passato, recupero dell’originario) e la prospettiva progressista (modello del futuro), per la quale partiamo da una condizione primitiva passata di schiavitù degli istinti, di ignoranza e di arretratezza, per camminare gradatamente nella storia verso condizioni sempre più avanzate di benessere, cultura, civiltà e perfezione umana.
Tratto da: Libertà e Persona

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