Falsi profeti
di Antonio Livi
17-03-2012
Enzo
Bianchi si presenta come il priore della Comunità di Bose, che i
cattolici ritengono essere un nuovo ordine monastico, mentre
canonicamente non lo è, perché non rispetta le leggi della Chiesa sulla
vita comune religiosa. I cattolici lo ritengono un maestro di
spiritualità, un novello san Francesco d’Assisi capace di riproporre ai
cristiani di oggi il Vangelo sine glossa, ma nei suoi discorsi la
Scrittura non è la Parola di Dio custodita e interpretata dalla Chiesa
ma solo un espediente retorico per la sua propaganda a favore di un
umanesimo che nominalmente è cristiano ma sostanzialmente è ateo.
Ecco, ad esempio,
come Enzo Bianchi commentava il racconto evangelico delle tentazioni di
Gesù nel deserto: «Gesù non si sottrae ai limiti della propria
corporeità e non piega le Scritture all’affermazione di sé; al
contrario, egli persevera nella radicale obbedienza a Dio e al proprio
essere creatura, custodendo con sobrietà e saldezza la propria umanità» (
Avvenire,
4 marzo 2012). Insomma, un’esplicita negazione della divinità di
Cristo, il quale è ridotto a simbolo dell’etica sociale politically
correct, l’etica dell’uomo che – come scriveva Bianchi poco più sopra –
deve «avere il cuore e le mani libere per dire all’altro uomo: “Mai
senza di te”» (
ibidem).
Grazie al non disinteressato aiuto dei
media anticattolici, Enzo Bianchi ha saputo gestire molto