Smetti di giudicarti e analizzarti



Gesú ti ama e ti conosce! Non pretendere da te stesso quello che nemmeno Lui ti chiede! Accogli l’amore paziente di Dio.

Quel “Diario della peste” parla di noi

 

di Aldo Maria Valli

In fuga, con i suoi figli, accusato di omicidio, abusi e altre nefandezze. Solo per aver pensato e scritto che il Nuovo Ordine Mondiale e il pensiero unico imposto dall’ideologia del politicamente corretto stanno imprigionando tutti, rendendoci schiavi della più feroce delle dittature: quella che si impone sotto forma di paternalismo, tanto che i prigionieri sono indotti a ringraziare e perfino ad amare i carcerieri.

Se nel 1999, quando fu scritto, Plague Journal poteva sembrare fortemente distopico, oggi fotografa una realtà sempre più evidente. E così la traduzione italiana del romanzo di Michael D. O’Brien, Il diario della peste, opportunamente proposta dalla casa editrice Fede & Cultura, più che una tragica profezia appare come una cronaca.

Qualcuno potrebbe obiettare: ma noi non abbiamo, non ancora, aerei ed elicotteri della polizia che pattugliano i cieli alla ricerca del “diversamente pensante”. Sì, ma non so se ricordate, durante il primo lockdown da coronavirus, l’elicottero della Guardia di finanza che inseguiva (e il tutto in diretta televisiva) un uomo sorpreso a correre, in totale solitudine, sulla spiaggia deserta. Ecco, l’immagine di quel solitario cittadino, inseguito e messo sotto tiro dalle telecamere perché “reo” di essere uscito di casa per una corsetta, sotto molti aspetti si sovrappone a quella del protagonista del romanzo di O’Brien. La differenza è che nel romanzo i velivoli da ricognizione sparano, ma sappiamo che anche le pallottole mediatiche possono fare molto male.

Protagonista del diario di O’Brien è un giornalista canadese che attraverso il suo modesto giornale di provincia conduce la sua coraggiosa battaglia contro il pensiero unico, e per questo motivo diventa un reprobo, un pericoloso provocatore da screditare ed eliminare. La sua “colpa”? Molto semplice: credere nella famiglia tradizionale, dire no ad aborto ed eutanasia, sostenere che la verità esiste, che non è vero che l’unica verità è il relativismo, distinguere tra bene e male in senso oggettivo e rifiutare di dire che è bene ciò che oggettivamente male e viceversa.

Nathaniel Delaney, il giornalista controcorrente, in questa sua battaglia avrà come alleata una famiglia di poveri profughi vietnamiti, che gli daranno rifugio nella loro improbabile casa-imbarcazione sulle rive di un lago ghiacciato. Famiglia cattolica, come cattolico è Delaney. Il che prefigura quella Chiesa delle catacombe di cui ogni tanto parliamo, immaginando quale potrebbe essere il destino di noi tutti cattolici non intenzionati a cedere alla dittatura globalista.

Quando i macchinari del giornale, The Eco, vengono distrutti in un attentato, e contro il direttore parte la campagna denigratoria, a Nathaniel (che gli amici vietnamiti chiamano Natano) non resta che la fuga tra le nevi della sua regione. Con lui, i due figli Tyler e Zöe e un figlio adolescente che la famiglia Thu, con estrema generosità, mette a disposizione dei fuggitivi.

Il romanzo di O’Brien fornisce una serie infinita di spunti di riflessione su quanto stiamo vivendo oggi. Commovente la fede della povera e religiosissima famiglia vietnamita, decisivo il ruolo dei nonni, presenze benefiche che assicurano il legame con la tradizione. Duro e disperato il confronto tra Nathaniel e il padre, uomo che si è totalmente arreso all’ideologia dominante e non solo non riesce a vederne i pericoli ma ritiene che tale ideologia abbia dato vita al miglior mondo possibile.

Il Canada raccontato da O’Brien è un paese di anime morte, la cui identità interiore è stata sovvertita. “Laggiù ti uccidono, ma qui ti uccidono il cuore. Siete già morti, siete un popolo morto” dice un profugo dall’ex Unione Sovietica. Parole che descrivono non solo la realtà immaginaria disegnata nel libro ma, ormai, anche la nostra realtà. E il fatto che siamo morti come si può verificare? Dall’assenza, dice O’Brien attraverso Nathaniel, di quattro elementi: arte, letteratura, preghiera e amore.

Non è un caso che l’aiuto, per i fuggitivi, oltre che dalla famiglia di cattolici vietnamiti arriverà da un nonno di sangue indiano e da un misterioso prete cattolico che ancora si veste da prete. Recidere le radici è ciò che la dittatura vuole fare perché soltanto così può imporre la propria realtà ideologica e sostituirla alla realtà effettuale, soltanto così può chiamare bene ciò che è male e male ciò che è bene.

Resi sordi e ciechi da una propaganda incessante spacciata come libera informazione, gli abitanti di questo Canada ricco ma privo di anima sono istruiti, perfino colti, ma sono stati spogliati della loro umanità. E chi osa dirlo è messo alla gogna, perché la dittatura soffice, che fa della tolleranza la sua bandiera, non può tollerare chi, con l’innocenza del bambino proclama apertis verbis che il re è nudo e anche cattivo.

Mentre si legge il romanzo viene in mente La democrazia in America di Tocqueville, con la descrizione di un apparato statale che tiene i cittadini in una condizione di perenne infanzia, così da evitare loro la fatica di pensare. Viene in mente anche il Discorso sulla servitù volontaria di Étienne de La Boétie, specie là dove il pensatore francese scrive: “È il popolo che si assoggetta, che si taglia la gola e potendo scegliere fra l’essere servo e l’essere libero, lascia la libertà e prende il giogo; che acconsente al suo male, o piuttosto lo persegue”. E non si può non pensare a Brave New World di Aldous Huxley, quel Mondo nuovo nel quale lo Stato totalitario non ha bisogno della forza dei manganelli, perché ha formato una popolazione di schiavi che amano la loro schiavitù.

Papà premuroso e amorevole, Nathaniel (che è stato lasciato dalla moglie, donna incapace di aprire gli occhi e di sopportare il peso di una vita da non allineati, perché “totalmente imbevuta di ogni percezione distorta che il nostro secolo sia stato in grado di produrre”) racconta ai suoi bambini fiabe sui draghi, spiegando che i draghi sono il male e non bisogna credere a chi dice che, in nome dell’inclusività, anche i draghi hanno i loro diritti. Il male esiste. Il male va riconosciuto e combattuto con coraggio. Perché esiste la verità.

Non diremo come finisce il romanzo. Diremo solo che Nathaniel, durante la fuga, porta nello zaino la croce celtica appartenuta al nonno di origini irlandesi. E chiudiamo con le parole che il misterioso prete cattolico rivolge al fuggitivo: “Non aver paura. Non sarai solo”.

Aldo Maria Valli, Dunc in altum 27 febbraio 2021

NUOVA USCITA! Golpe in Vaticano


Don Michele, un sacerdote emarginato a causa di una rivoluzione ecclesiale che incalza da anni, accetta con sofferenza di vivere nel nascondimento la sua vocazione sino a quando, dopo un vero e proprio “golpe in Vaticano” messo in atto da sette cardinali modernisti che intendono protestantizzare la Chiesa – entra a far parte della compagnia Beckett, un aggregato di religiosi, religiose e laici fedeli alla Tradizione e diretto dal determinato vescovo Toth. Grazie all’appoggio del misterioso Nemo, un infiltrato molto vicino al papa ormai ostaggio dei sette cardinali, un commando della compagnia riuscirà a rispondere all’appello segreto del Santo Padre, liberandolo in modo rocambolesco. Che cosa accadrà dopo la liberazione del pontefice?

“L’Europa e la Fede”: il capolavoro di Hilaire Belloc

 

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di Luca Fumagalli 

Per le lande culturali dell’Inghilterra d’inizio Novecento si aggirava una strana creatura, un esemplare unico, degno di un bestiario medievale. La mole era notevole e l’aspetto, nel complesso, decisamente poco attraente. Non senza una nota d’ironia, George Bernard Shaw aveva ribattezzato questo ircocervo della carta stampata “Chesterbelloc”, fondendo i nomi dei due uomini che lo componevano, amici fraterni e intellettuali cattolici di primissimo ordine: G. K. Chesterton e Hilaire Belloc.

Se Chesterton gode in Italia di ampia notorietà, non così Belloc (1870-1953) che continua a rimanere nell’ombra, colpevolmente confinato nel ruolo del gregario. Eppure questi, oltre a essere stato giornalista e polemista, fu uno scrittore di vaglia, straordinariamente prolifico, che si cimentò nei generi più disparati. Con Chesterton condivise il gusto per l’anticonformismo e il desiderio di fare della cultura un’arma a sostegno della verità di Cristo e della Sua Chiesa. Amante dei fatti più che delle parole, anche sul scivoloso terreno politico si spese lungamente per sostenere i diritti degli ultimi e degli oppressi. A lui si deve inoltre la prima teorizzazione del cosiddetto “distributismo”, un movimento che ambì – senza riuscirci – a creare un modello economico alternativo al capitalismo e al comunismo sulla scorta della dottrina sociale della Chiesa.

Tuttavia i più grandi meriti di Belloc risiedono forse nel campo dell’indagine storica. Nella Gran Bretagna della prima metà del XX secolo fu lo storico più rilevante e pugnace in campo cattolico. I suoi saggi sono un’ingegnosa lettura del passato, erudita, stilisticamente squisita, che punta a scardinare i triti luoghi comuni di certa storiografia di parte, sfumando in uno sforzo apologetico deciso e accattivante. La sua opera non fu comunque esente da difetti: a volte, infatti, la volontà polemica nei confronti dei protestanti e del capitalismo industriale ha la precedenza sull’accuratezza dei dati  (lo dimostrano, ad esempio, le famose controversie con H. G. Wells e G. G. Coulton); similmente, anche nei suoi lavori migliori, sebbene solo per brevi tratti Belloc pare dimenticare l’austera rigorosità dello storico per lasciarsi andare ad entusiasmi un po’ troppo facili che producono brani sicuramente brillanti dal punto di vista letterario ma di opinabile valore scientifico. Ciononostante rimangono maggiori i pregi, e fu soprattutto per merito suo se nei paesi anglosassoni fu rivitalizzato l’amore per il medioevo cristiano.

Il saggio L’Europa e la Fede (Europe and the Faith, 1920), appena ristampato dalla casa editrice Fede & Cultura, è senza ombra di dubbio il capolavoro del Belloc storico. Non perché il libro sia da considerare in assoluto il migliore tra quelli scritti dall’inglese, quanto perché segnò un’epoca con il suo indubbio fascino, tanto che la frase «la Fede è l’Europa e l’Europa è la Fede» divenne uno slogan, quasi un grido di battaglia per i cattolici britannici nel periodo compreso tra le due guerre mondiali.

Belloc si sforza di dimostrare, dati alla mano, come la Chiesa cattolica sia stata la vera erede dell’Impero romano, colei che preservò la cultura e la forza della tradizione per donarla agli uomini delle epoche successive. Si scaglia dapprima contro le semplificazioni di alcuni studiosi del nord Europa, inclini ad esaltare il sangue germanico e la forza di quei popoli che spazzarono via uno stato ormai logoro, per poi passare a criticare coloro che, sulla scia di un Gibbon, si ostinano a sostenere che il cristianesimo fu la vera causa del collasso di Roma.

In verità la Fede salvò dalla barbarie un immenso tesoro sapienziale e perciò divenne naturalmente il fondamento su cui sarebbe sorta l’Europa medievale e moderna. Detto altrimenti, Belloc svela quelle “radici cattoliche” del continente di cui si è fatto un gran parlare pure in anni recenti (“radici cattoliche” e non genericamente “cristiane”, men che meno “giudaico-cristiane”, quest’ultima espressione senza alcun fondamento storico o, al meglio, sospettosamente tautologica). I monasteri, l’impegno di grandi pontefici come Gregorio VII e le Crociate sono solo alcuni dei fattori che contribuirono a forgiare un connubio inscindibile, malauguratamente vulnerato dalla Riforma – in cui la corona inglese ebbe un ruolo importante e drammatico – e dal conseguente impazzimento delle coscienze.

Oggi l’Europa, anche se ha ritrovato un’unità politica più o meno stabile, seguita a non avere più un’anima; e quando un corpo è privato dello spirito è destinato inevitabilmente alla decomposizione. La speranza, però, non viene mai meno, e la soluzione – semplice e difficile al contempo – la prospetta lo stesso Belloc nell’epilogo del saggio: «L’Europa deve tornare alla Fede, oppure fatalmente si dissolverà».

Radio Spada

Offerta e martirio



 
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“Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi”: questa frase di Gesù ci ricorda che la stessa vita del cristiano è da intendersi come sacrificio, offerta e martirio, seguendo la Croce di Cristo e bevendo al calice della sua passione. 




In quaresima con Mosé

di Miguel Cuartero Samperi

L’evento culminante del cristianesimo, la risurrezione di Gesù Cristo, è strettamente collegato all’evento fondante della storia di Israele: la sua liberazione dall’Egitto e il passaggio del Mar Rosso. Si tratta della Pasqua (pessach) che letteralmente significa “passaggio”. Il passaggio degli ebrei dalla schiavitù d’Egitto alla libertà è figura del passaggio dal peccato alla grazia, dalla morte alla vita, operato dalla risurrezione di Gesù Cristo. Durante la celebrazione della Veglia pasquale proclamiamo come terza lettura il brano del passaggio del Mar Rosso (Es 14) come prefigurazione del Battesimo e della Risurrezione di Cristo.

Ogni anno, a Pasqua, il popolo di Israele rivive in prima persona l’evento della liberazione come insegna il rituale del Seder Pasquale. La storia di Mosè è la storia della nascita di un popolo e del compimento delle promesse fatte da Dio ai Patriarchi, Abramo, Isacco e Giacobbe. Questa storia è raccontata nel libro dell’Esodo ma i saggi di Israele hanno saputo approfondire e penetrare il testo biblico per attingere a ciò che, con parole di Levinas, si trova “al di là del versetto.

Nel 1928 lo scrittore e commediografo ebreo Edmond Flegenheimer (detto Fleg) pubblicò una raccolta di racconti (midrashim) tramandati dai saggi di Israele riguardanti la vita di Mosé e la liberazione del popolo ebraico dell’Egitto. Il libro ebbe un grande successo diventando nel tempo un classico che ha affascinato moltissimi lettori in tutto il mondo. Nella sua versione italiana il libro era da tempo esaurito ma una nuova edizione proposta dall’editore Fede&Cultura offre la possibilità di ritornare a leggere quest’opera ricca di insegnamenti spirituali e di curiosità, un’opera frutto dello studio e della passione di molti rabbini e della paziente rilettura e rielaborazione di E. Fleg che si presenta come «umilissimo erede dei narratori del Talmud».

Nella prefazione della nuova edizione italiana don Francesco Voltaggio, biblista esperto di giudaismo antico e professore allo Studium Theologicum Galilaeae, illustra la funzione e l’importanza dei midrashim(plurale di midrash). Si tratta dei racconti tramandati dagli antichi rabbini al fine di approfondire e interpretare il testo biblico. Persuasi dell’aspetto “misterico” dei racconti biblici questi saggi si sono immersi nelle Scritture, scrutandone le profondità per far emergere tutta la ricchezza spirituale dell’insegnamento biblico nascosto oltre il senso letterale della Scritture. L’interpretazione ebraica della scrittura si fonda dunque sulle antiche tradizioni tramandate (per lo più oralmente) negli ambienti vitali in cui essa nasce: «la famiglia e la liturgia domestica, oltre che nella liturgia sinagogale e nella scuola». Una lettura, quella midrashica, volta a parlare esistenzialmente ai fedeli e a suscitare un coinvolgimento personale col testo biblico, affinché non rimanga “lettera morta” ma si incarni in ogni ascoltatore.

Rileggere la storia di Mosè durante il tempo di Quaresima è un esercizio spirituale utile per prepararci a vivere in pienezza la Pasqua. Immergerci personalmente nella storia del popolo eletto, schiavo in Egitto e vittima della ferocia del Faraone, ci renderà spettatori privilegiati della straordinaria opera di salvezza operata da Dio attraverso il suo servo Mosè. Potremmo ritrovare noi stessi nella malizia e nell’idolatria del Faraone, nei peccati e nell’infedeltà di Israele (quel popolo di “dura cervice”), nei tentennamenti e nei dubbi di Mosè (“che cosa sono per salvare i tuoi ebrei? Un semplice pastore…”) ma anche nella fede di chi è stato destinatario dell’Alleanza con Dio, nella gioia di chi ha sperimentato la salvezza, visto i prodigi compiuti da Dio in suo favore, ricevuto in dono la Torah, assaporato la manna nel deserto, sperimentato la vittoria sui popoli nemici e giunto alla soglia della Terra Promessa, cantando di gioia nel vedere compiute le promesse di Dio.

Il ritratto di Mosè che emerge da questa raccolta di antichi detti e racconti è quello di un uomo estremamente mite ed umile, sempre disponibile a fare la volontà di Colui che lo ha chiamato e scelto, nonostante le fragilità, i dubbi e i timori personali.

Entrato a corte come un figlio del Faraone, Mosè crebbe nel lusso, educato dai più saggi maestri d’Egitto, ma portava nel cuore i canti con cui sua madre Iozabet lo aveva cullato durante l’allattamento. Il ricordo della sua vera identità lo portò a commuoversi nel vedere la schiavitù dei suoi fratelli e ad abbandonare i privilegi della corona per mettersi dalla parte delle vittime. Un gesto che commosse profondamente lo stesso Dio. Raccontano infatti i saggi che quando Mosè rinunciò alla corona per unirsi al suo popolo, Dio disse: «Visto che, per il mio popolo, lasci la tua regalità e per lui scendi nella schiavitù, io per te lascerò il mio cielo e scenderò sulla terra». La personale kenosis di Mosè preannuncia, e in qualche modo sollecita, l’intervento di Dio che entra nella storia per salvare Israele. È in Cristo che la “discesa” di Dio verso l’uomo giungerà al suo culmine e compimento (cf. Fil 2,6-11).

È grazie alla generosità e alla disponibilità di Mosè a servire i più deboli, che Dio lo scelse per portare a termine la sua opera di salvezza. Quando Mosè pascolava il gregge di Ietro a Madian si trovò a rincorrere su un luogo scosceso un capretto fuggito per abbeverarsi. Lo prese sulle spalle e lo ricondusse al gregge. Allora, raccontano i saggi, Dio disse: «Poiché ha avuto pietà di un povero capretto e l’ha portato sulle spalle per alleviarne la stanchezza, avrà pieta del mio povero popolo e lo custodirà nel suo cuore per portarne il peccato».

La missione di Mosè non si esaurisce con la fuga dall’Egitto e il passaggio del Mare Rosso. Certamente dovrà condurre il popolo fino alle porte della Terra Promessa, ma a Mosè è affidato un compito ancora più importante: quello di fare da ponte, da mediatore, tra Dio e il suo popolo. Più volte Mosè si troverà ad intercede presso il Signore affinché perdoni il peccato e l’infedeltà di Israele e dia ancora una possibilità ai suoi connazionali. Il compito più grande affidato a Mosè fu quello di donare al suo popolo (e con esso al mondo intero) la Torah, la legge di Dio, e inculcarla e spiegarla agli israeliti. Un compito arduo nel quale sperimenterà l’aiuto e il sostegno di colui che l’ha scelto. Il racconto della morte del profeta e il suo intimo dialogo col Dio è uno dei momenti più drammatici e commoventi del testo. Qui ognuno di noi potrà ritrovare il proprio combattimento spirituale nella figura di questo uomo che, di fronte alla morte, implora al Signore di usare misericordia e di introdurlo nella Terra Promessa, affidando a Lui con sincerità tutto il bene e il male compiuto in vita.

Post scriptum. Molti sono i libri che possono aiutare ad avvicinarsi alla storia di Mosè, tra questi segnaliamo di Jan Dobraczyński (l’autore di “L’Ombra del Padre”) “Deserto. Il romanzo di Mosè”, lettura consigliata in questo mese da Comunione e Liberazione e il recente testo “Mosè tra storia e midrash”, un testo del biblista Frédéric Manns edito da Chirico, che torna sul tema dei midrashim su Mosè e l’Esodo.

Aleteia.org


Guareschi alla Grande Guerra


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Gli immortali racconti di Don Camillo vengono in nostro soccorso chiamandoci alla buona battaglia, per conservare la fede e salvare l’anima. Giovannino Guareschi, che ha vissuto dolorosamente sulla propria pelle la Seconda Guerra Mondiale e la prigionia in un lager tedesco, la Grande Guerra del ’15-18 l’ha solo sentita raccontare, da bambino e da ragazzo, fino a che le illustrazioni della “Domenica del Corriere” non gli sono entrate nel sangue e nel cuore. La vera Grande Guerra in cui Guareschi ha militato è quella spirituale, per conservare la fede e salvare l’anima: alla stessa guerra siamo chiamati anche noi. Questo libro nasce da sette stagioni di programma radiofonico di un’emittente della Bassa Lombarda: nell’affrontare un po’ di storia e le attuali tristi cronache, Guareschi è venuto in soccorso con i suoi racconti che riposizionano la coscienza sulla linea giusta, con poche pennellate, facendo muovere i personaggi del Mondo Piccolo, dove Giovannino riesce a essere più profondo, più utile e soprattutto più leggibile di tanti teologi.




Negazione di ogni comune autorità morale

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La crisi e la disgregazione della nostra civiltà nascono con la diffusione dei semi di quegli elementi che avrebbero minacciato più tardi la nostra stessa esistenza: l’indipendenza di ogni singola regione del mondo cristiano da tutto il resto, la negazione di ogni comune autorità morale al di sopra di esse, l’affermazione dello Stato sovrano che non deve nulla a nessuno. 

Da "La crisi della civiltà" di Hilaire Belloc

 

Ispirato da Rousseau

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Ispirato da Rousseau, Robespierre portò in politica la logica totalitaria di un sistema universale di ispirazione religiosa, fatto di ombra e di luce: la sua “volontà generale” non era certo la volontà della maggioranza ma la volontà di coloro che sono virtuosi e in possesso della verità, i giacobini, setta eretta come nuova Chiesa nella Francia rivoluzionaria.

Da "Robespierre" di Friedrich Sieburg


 

Volto Santo, il sigillo della Divinità sulle anime

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Tale devozione, che La Nuova Bussola Quotidiana ha più volte approfondito, è strettamente legata alla Sacra Sindone
 poiché è proprio da una fotografia scattata al telo della Passione che è rimasto impresso, sul negativo della pellicola, il Volto di Gesù così come lo vediamo oggi sulle stampe e sulle medaglie che si prestano al culto dei fedeli.
Ebbene, la potenza e la profondità del Volto di Gesù, vero Dio e vero Uomo, è tale per cui il Cielo ha scelto che fossero più d’una le anime sante a cui affidarne i segreti. Vi è infatti un’altra religiosa, la carmelitana suor Maria di San Pietro, che ha speso tutta la sua breve vita al fine di diffondere nel mondo la conoscenza e la confidenza nel Volto Santo di Gesù.                                                      E, sebbene tale seconda devozione sia legata ad una differente immagine iconografica di nostro Signore, quella impressa sul telo con cui la Veronica ha asciugato il Volto del Salvatore, il significato che da esso emana risulta sostanzialmente il medesimo, a riprova di una unica Divina Volontà.

UN’ANIMA PRESCELTA E FORGIATA NEL FUOCO

La vita di Suor Maria di San Pietro (1816-1848), per quanto breve - la carmelitana di Tours visse solo 31 anni -, è ricchissima di manifestazioni divine sin dalla più tenera età. La sua biografia di recente pubblicazione ("Voglio Contemplare il tuo Volto. La devozione che ha per fine il Paradiso", edizioni Fede & Cultura) ci dà modo di saggiare alcuni episodi significativi da lei stessa raccontati nel diario scritto in obbedienza alla superiora, come spesso accade per le anime predilette.

“Sono nata il 4 ottobre 1816 - racconta la vergine - nello straordinario giorno della morte della nostra Santa madre Teresa (Teresa d’Avila, ndr) e della Festa di San Francesco d’Assisi (…). Mia madre mi affidò alle cure di una nutrice che era una persona eccellente, ma un mese dopo la mia nascita accadde un incidente che avrebbe potuto uccidermi senza la speciale protezione di Dio. La mia nutrice uscì un attimo lasciandomi nella culla. Una delle sue nipoti mi prese tra le sue braccia, accanto al fuoco, senza dubbio per riscaldarmi, ma io le scivolai di mano e caddi tra le fiamme. Quell’incidente mi ha lasciato un segno indelebile sul viso”. 

Ecco che dalle prime battute del diario di suor Maria, emergono i tratti di un'anima forgiata nel fuoco: tutta la sua esistenza sarà infatti disseminata di acerbissime prove e di svariate sofferenze che, sempre accompagnate dalla grazia di Dio, faranno sbocciare in lei una fede fiera e forte, necessaria per la speciale missione riservatale dal Cielo. Una missione che sembra essere premonita da quell’incidente che le rovinò il volto appena nata, come ad indicare che non sarebbe stato il suo, ma quello di Gesù, l’unico volto che avrebbe dovuto servire e contemplare per tutta la sua vita.

LA FRECCIA D’ORO

Suor Maria, attraverso una serie di lettere scritte alla madre superiora, racconta la prima fase della sua missione come le è stata rivelata da Dio.

È il 26 agosto del 1843, un temporale di straordinaria violenza scoppia improvvisamente e un cielo di fuoco si abbatte sulla città di Tours. Verso le 17 la carmelitana inizia la sua preghiera serale ai piedi della Croce e, turbata da quanto vede accadere in cielo, domanda al Signore “il motivo della sua collera”. Il Divino Maestro le risponde: “Ho sentito i tuoi sospiri, ho visto il tuo desiderio di glorificarMi; questo desiderio non viene da te, sono Io che l’ho suscitato”.

Poi la suora stessa continua il racconto: «Gesù mi aprì il Suo Cuore, vi raccolse i poteri della mia anima e mi disse queste parole: "Il Mio Nome è bestemmiato ovunque, anche i bambini bestemmiano". E mi fece capire come questo terribile peccato ferisca il Suo Cuore Divino più di ogni altro. Con la bestemmia il peccatore Lo maledice in faccia (…). La bestemmia è una freccia avvelenata che ferisce continuamente il Suo Cuore: mi disse che voleva darmi una freccia d’oro per ferirLo delicatamente e cicatrizzare le ferite della malizia che i peccatori Gli infliggono».

"Questa è la formula di lode che Nostro Signore, nonostante la mia grande indegnità mi ha dettato per la riparazione delle bestemmie contro il Suo Santo Nome: me l’ha data come una freccia d’oro assicurandomi che ogni volta che la dirò, ferirò il Suo Cuore con una ferita d’Amore:

Sia sempre lodato, benedetto, amato, adorato, e glorificato, il santissimo, il sacratissimo, l'adorabilissimo, l'incomprensibile ed inesprimibile Nome di Dio in cielo, sulla terra e negli inferi, da tutte le creature uscite dalle mani di Dio e dal Sacro Cuore di Nostro Signore Gesù Cristo nel Santissimo Sacramento dell'Altare. Così sia”.

IL SACRO CUORE E IL VOLTO SANTO 

Il 27 ottobre 1845 Gesù comunica a suor Maria la seconda parte, cioè il cuore vero e proprio della sua missione. “Il nostro Buon Salvatore avendo raccolto le forze della mia anima nel Suo Cuore Divino, mi ha applicata con forza alla contemplazione del Suo adorabile Volto; alla luce dei suoi raggi celesti mi ha fatto vedere che questo augusto e Santo Volto offerto alla nostra adorazione, era lo specchio ineffabile delle perfezioni comprese nel nome di Dio. (…)"

"Ho capito che come il Sacro Cuore di Gesù è l’oggetto sensibile offerto alla nostra adorazione per rappresentare il Suo immenso Amore al Santissimo Sacramento dell’altare, così anche nell’opera di riparazione il Volto di Nostro Signore è l’oggetto sensibile offerto all’adorazione degli associati per riparare gli oltraggi dei bestemmiatori che attaccano la Divinità di cui essa è la figura, lo specchio e l’espressione. In virtù di questo adorabile Volto, presentato all’Eterno Padre, si può placare la Sua rabbia e ottenere la conversione dei malvagi e dei bestemmiatori”. 

Così come emergeva con potenza anche nelle rivelazioni alla Beata Pierina de Micheli, la stessa suor Maria ci racconta di un legame strettissimo tra il Sacro Cuore ed il Volto Santo: non si può amare il Cuore di Gesù se non si ama il Suo Volto e viceversa. Se però, nel caso del Volto legato alla Sacra Sindone, impariamo che il Volto Santo si imprime sul nostro cuore grazie al Sacramento dell'Eucaristia (l'altra faccia della medaglia del Volto Santo è infatti l'Ostia consacrata); è nel velo della Veronica, invece, che contempliamo il Volto di Dio come fonte di Divinità che si imprime sulla nostra anima.

"CERCO DELLE VERONICHE"

Vi è poi un ultimo importante aspetto del mistero del Volto Santo, che venne rivelato alla carmelitana di Tours solo quando fu misticamente trasportata in spirito direttamente sul Calvario.

“Lì - racconta suor Maria di San Pietro - Nostro Signore mi ha concesso di vedere vividamente il pio gesto della Veronica che ha asciugato il Santissimo Volto con il suo velo, poi ricoperto di sputi, polvere, sudore e sangue. Questo Divino Salvatore mi ha fatto sentire che gli empi con le loro bestemmie stanno ora rinnovando gli oltraggi inflitti al Suo Santo Volto, tutte queste bestemmie riversate contro la Divinità ricadono sul Volto di Nostro Signore, che si è fatto vittima per i peccatori. Quindi mi disse che avrei dovuto imitare lo zelo della pia Veronica, che con tanto coraggio ha attraversato la folla dei suoi nemici e che me l’ha data come protettrice e modello". 

"Applicandoci alla riparazione delle bestemmie, rendiamo a Cristo lo stesso servizio di questa eroica donna ed Egli guarda coloro che agiscono così con la stessa compiacenza come se avessero compiuto questo atto durante la Sua Passione”. Gesù infatti spiegò a suor Maria che la missione a lei affidata è una missione per il mondo intero: “Cerco delle Veroniche per pulire e adorare il mio volto Divino che ha così pochi adoratori. (… ) Tutti coloro che onoreranno il Santo Mio Volto, in spirito di riparazione, faranno con ciò l’opera medesima della Veronica. Oh, se tu potessi vedere la bellezza del mio volto! Esso è come il sigillo della Divinità che ha la virtù di imprimere l’immagine di Dio nelle anime che lo contemplano".

Costanza Signorelli, La Nuova Bussola Quotidiana

Un libro denuncia la morte interiore dell’uomo occidentale


Un uomo, un padre, un giornalista. Nathaniel Delaney, proprietario e redattore del giornale locale The Echo, diventa l’inconsapevole voce di quel piccolo resto che è rimasto vigile di fronte alla deriva sottilmente totalitaria del mondo attorno a lui.

Delaney non è caduto nell’intorpidimento che ha colpito l’uomo occidentale, in quella morte interiore che un ex professore dell’Istituto d’Arte di Mosca, perseguitato dal Kgb e fuggito dall’Unione Sovietica, rimprovera, nel romanzo, al nostro popolo: “Laggiù ti uccidono, ma qui ti uccidono il cuore. Siete già morti, siete un popolo morto”. Parole che il protagonista così commenta in un articolo del suo giornale: “Quell’uomo ha dato voce a quella che è la sensazione della maggior parte degli artisti espatriati che conosco: sentono che la gente dell’Occidente è diventata in generale incapace di capire ciò che viene detto loro. Ascoltiamo senza intendere, guardiamo senza vedere”. Non siamo più in grado di comprendere la realtà, di cogliere il vero, amare la bontà, godere della bellezza: tutto è sepolto sotto innumerevoli stratificazioni ideologiche.

Resi ciechi ai classici universali, ci è ormai impossibile decodificare i segnali della decadenza e del più grande totalitarismo che la storia abbia mai conosciuto; anzi, “quest’uomo nuovo anela alla decadenza dell’Occidente come se i nostri giocattoli e le nostre droghe fossero icone di libertà”. Quest’uomo, forgiato secondo il nuovo umanesimo, “illudendosi di essere libero, è in realtà la vittima più tragica dello spirito del totalitarismo globale”.

Il romanzo di Michael D. O’Brien, pubblicato nel 1999 con il titolo Plague Journal e finalmente tradotto in italiano da Fede & Cultura (con il titolo: Il diario della peste), anticipa di vent’anni quegli avvertimenti di uomini fuggiti dai paesi ex-sovietici, cui Rod Dreher, nel suo ultimo saggio Live not by lies, ha voluto dare voce. Per loro è evidente quanto noi non riusciamo ancora a vedere: sotto la copertura dei nuovi diritti, l’uomo occidentale è divenuto schiavo e si appresta ad entrare nella peggiore tirannia possibile, quella che porta ad amare le proprie catene, ad osannare i propri aguzzini, ad attendere come liberatori gli stessi artefici dei nostri mali.

Una tirannia che prende potere insinuandosi nella nostra interiorità, mediante una propaganda martellante e insidiosa, che ha forgiato la nuova umanità a partire dall’immaginario dei bambini, violentato e mortificato da narrazioni, immagini e giochi preconfezionati. E lui, Nathaniel, da padre, ha compreso di dover difendere i propri figli, andando controcorrente, leggendo loro fiabe dove i draghi rappresentano il male, quel male che va combattuto e non accettato in nome di una inclusività suicida: “Era bello che [i bambini] avessero paura dei draghi, poiché temendo impararono a vincere la paura con il coraggio. I draghi non possono essere domati ed entrare in dialogo con loro è fatale. Le vecchie storie lo hanno insegnato ai nostri figli. Al contrario, le nuove storie erano decisamente a favore dei diritti civili dei draghi e incoraggiavano percezioni che erano in realtà una forma di antica neolingua”.

Riflessioni, avvertimenti, provocazioni che provano a rallentare una trama narrativa che corre veloce, tremendamente avvincente da spingere a divorare il libro in meno di quarantott’ ore.

Non si può svelare il finale di un libro in una recensione; ma la formazione profondamente cattolica dell’autore non poteva limitare la buona battaglia ad un meccanismo di azione e reazione culturale, ad una gnosi da contrapporre ad un’altra gnosi. La redenzione, la vera liberazione per sé e per i propri cari, deve passare dalla conformazione a Cristo nella sua Passione; nell’accettare di portare su di sé il peso del mondo, fino a rimanerne schiacciati; nell’aprirsi ad un perdono dei propri nemici e dei propri amici traditori, proprio nel momento in cui si comprende che è giunto il momento di dare la vita.

Luisella Scrosati, La Nuova Bussola Quotidiana




Dio ci induce in tentazione?


La Sacra Scrittura ha numerosi passi in cui si vede che Dio induce in tentazione, mette alla prova... i figli che ama. Se qualcuno preferisce di no si metta in coda tra quelli che Dio rigetta! Prego, la via è larga e spaziosa, c'è posto per molti! Ciononostante possiamo trovare qualcosa di buono nel nuovo messale?

Indagine critica e razionale

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La filosofia, letteralmente "amore per il sapere", si configura da subito come un’indagine critica e razionale intorno agli interrogativi di fondo che l’uomo si pone su se stesso e sulla realtà che lo circonda: chi siamo? Da dove veniamo? Per questo la filosofia ha un'ambizione di totalità e intende risalire alla causa del tutto, ordinando la realtà rispetto al caos e prevedendo un fine ultimo che governa le cose.

Da "La sapienza dei Greci" di Stefano Fontana.

 

Preghiera contro il potere del diavolo

 

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Quando la Chiesa domanda pubblicamente e con autorità, in nome di Gesù Cristo, che una persona o un oggetto sia protetto contro l'influenza del Maligno e sottratto al suo dominio, si parla di esorcismo. Gesù l'ha praticato, ed è da Lui che alla Chiesa deriva il potere e il compito di esorcizzare, come particolare forma di preghiera contro il potere del diavolo. 

Da "Rituale Tradizionale degli esorcismi"

Non rinunciare ai sacramenti!


"Se i preti mancano di rispetto nei confronti di Gesù Eucaristia devo fare la comunione spirituale?". Qualche tentativo di risposta ai problemi della Chiesa ai tempi del coronavirus e del nuovo messale. Solo l'amore crocifisso salva il mondo.

Viaggio nella sua ormai lontana fanciullezza

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Ormai adulto, Antonìto ci conduce in un viaggio nella sua ormai lontana fanciullezza, un viaggio composto di brevi sequenze, semplici e intense, che ci rendono l’essenza viva del sentire del pueblo tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento. Ma soprattutto ci inducono, se non a rimpiangere, senz’altro a riflettere sulla nostra stessa innocenza perduta e su un piccolo mondo antico ormai sepolto dalla Storia.


 

Appello per una vocazione particolare


Sacerdoti per la famiglia! Una vocazione grande, un appello dell'amico don Stefano Tardani che condividiamo!

Ricostruiamo la Chiesa!


La tentazione di arrabbiarsi per il disastro nella Chiesa è forte, ma Dio ci chiama a ricostruire la Chiesa, non a recriminare contro i demolitori. Come riempire i granai per distribuire cibo buono durante la carestia spirituale e culturale! Fede & Cultura sta ammassando tesori spirituali nell'arsenale anche per te, anche con te! Ecco i libri segnalati in questo video: 1) https://www.fedecultura.com/?store-page=Perch%C3%A8-non-sanno-quello-che-fanno-p280329539 2) https://www.fedecultura.com/?store-page=Noi-p256353033 3) https://www.fedecultura.com/?store-page=Lultima-battaglia-p150268914 4) https://www.fedecultura.com/?store-page=I-tre-dialoghi-e-il-racconto-dell%E2%80%99Anticristo-p145185771 5) https://www.fedecultura.com/?store-page=Il-calzolaio-di-Finisterre-p188481899 6) https://www.fedecultura.com/?store-page=Il-diario-della-peste-p271534083 7) https://www.fedecultura.com/?store-page=Linviato-p75054313 Telegram ➜ https://t.me/fedecultura Sito ➜ https://fedecultura.com Facebook ➜ https://facebook.com/fedecultura.Universitas Blog ➜ https://lavocedidoncamillo.com

Ammonizione sulla portata di catastrofi improvvise

 

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Dallo spazio arriva una strana nube tossica che in poche ore è destinata a cancellare la vita dal pianeta Terra. Toccherà ai professori Challenger e Summerlee, al giornalista Malone e al nobile avventuriero Lord Roxton assistere da una finestra, chiusi in una sorta di camera iperbarica di fortuna nella villa in collina di Challenger, alla fine del mondo. Ma sarà davvero così?

Da "La nube velenosa" di Arthur Conan Doyle

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Napoleone cercò, come generale e legislatore, di unificare l’Europa e restituirle la pace, pur a costo di tante battaglie: un progetto che, se fosse riuscito, avrebbe cambiato l’intera storia di un continente condannato ai moti nazionalisti dell’Ottocento e alle Guerre Mondiali del Novecento.


 

Conosci la Festa del Volto Santo di Gesù?

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Il martedì grasso prima del Mercoledì delle Ceneri è la Festa del Volto Santo di Gesù. Un giorno che sembra causare grandi dolori a Gesù: in una apparizione a santa Faustina il Salvatore le fece vedere i peccati commessi quel giorno e gli eccessi degli uomini. Gesù ha espressamente chiesto che venisse istituita in tutta la chiesa la festa del Suo Santo Volto, esistono già i testi della messa Votiva (scaricali per il Vetus e per il Novus Ordo) e molti sacerdoti la celebrano. Più volte è stato richiesto alle autorità competenti di prendere in esame questa richiesta, ma a quanto pare non sono maturi i tempi, ma non demordiamo! Sarebbe bello che per quel giorno i nostri sacerdoti celebrassero la messa al Santo Volto, per implorare il Cielo di proteggere la Chiesa e donare pace (quella vera che è la Persona di Gesù) al mondo.
Il messaggio del Sacro Volto fu dato a suor Suor Maria di San Pietro di cui si può legge la vita e l'opera "Voglio contemplare il Tuo Volto". Il libro contiene le rivelazioni della suora destinataria dei messaggi celesti per la devozione al Volto Santo in spirito di riparazione per le continue offese fatte a Dio.
C’è un curioso contrasto tra la Francia dell’Ottocento impregnata di spirito laicista e la quantità di “irruzioni” soprannaturali che in parallelo hanno disseminato il Paese di santità e richiamato alla fede. Proprio nella prima metà del secolo si svolge la breve ma straordinaria vicenda terrena di Suor Maria di San Pietro (1816-1848), destinataria di messaggi celesti e ispirata a promuovere la devozione alla Santa Infanzia e al Volto Santo in spirito di riparazione delle continue offese fatte a Dio. L’opera scaturita dalla sua esperienza mistica ha tra i suoi protagonisti il venerabile Léon Dupont, noto come “il sant’uomo di Tours”, ma soprattutto, alcuni decenni dopo, fece nascere un diffuso movimento spirituale che avrà grande influenza sulla famiglia Martin e sulla loro figlia più nota: Santa Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo, la piccola carmelitana di Lisieux.
Suor Maia di San Pietro, Voglio contemplare il Tuo Volto

"Abbiamo posto la nostra fede nelle informazioni segrete da insider, in tecniche di autoconservazione, manuali di sopravvivenza e diari di combattimento che enfatizzano pesantemente la conservazione delle nostre vite e minimizzano la nostra salute spirituale? Se è così, è giunta l'ora di un esame di coscienza... Questi sono tempi di confusione. L’oscurità si sta spargendo nelle menti degli uomini, non sono più sicuri di ciò che è reale e irreale, vero e non vero, e quindi c’è un grande bisogno per tutti noi di tornare alle fondamenta: gli insegnamenti della Chiesa, le Sacre Scritture, le vite dei Santi, e la semplicità e la chiarezza nel modo in cui viviamo. Se la nostra vita spirituale è costruita su questo, se le nostre vite lo sono, avremo una luce più che sufficiente". (Michael O'Brien, Apocalisse) https://www.fedecultura.com/?store-page=Apocalisse-p137665809

Ci siamo spostati dopo 13 anni

Cari amici, era il 2 novembre 2009 quando prendevamo in mano questo blog e gli davamo una nuova vita, come "voce culturale ufficiale&q...