Come amare una Chiesa che ha perso il senno?


Come si può ancora amare una Chiesa stravagante che demolisce le cose sacre e svende i valori immutabili per un piatto di lenticchie? Dobbiamo abbandonarla e andare dagli ortodossi o dai protestanti? Non è questa la soluzione! Dobbiamo amarla come si ama un genitore che ha perso il senno...

Fulton Sheen, Ancore sull'abisso

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Così Schneider elenca e risolve i problemi della Chiesa

Il libro Christus vincit (Fede & Cultura) affronta tutte le difficoltà nella Chiesa di oggi: l’islam, il dialogo interreligioso, Abu Dhabi, Il Vaticano II, la confusione dottrinale, la perdita del soprannaturale, la liturgia, il terzo segreto di Fatima, il ruolo di Pietro, Amoris laetitia, l’ecologismo e il globalismo, l’accordo Vaticano-Cina, I dubia, l’intercomunione, la pena di morte.


di Stefano Fontana

Un libro di riflessione vale se ha la capacità di abbracciare fino in fondo l’argomento che tratta e se produce una visione convincente, tale da contribuire ad una migliore sintesi a vantaggio non solo della tesi presentata ma della verità in quanto tale. In parole povere: se permette di conoscere di più e in maggiore profondità e se fa fare un passo in avanti nella strada della verità. Dato che il libro del vescovo Athanasius Schneider (Christus vincit. Il trionfo di Cristo sulle tenebre del nostro tempo, Fede & Cultura, Verona 2020, pp. 382) fa proprio questo, allora si deve dire che si tratta di un buon libro, il che, tradotto in gergo editoriale, significa un libro da leggere.

Nessun problema rilevante della vita della Chiesa di oggi, sullo sfondo della Chiesa di sempre, viene tralasciato. Il libro coraggiosamente affronta tutte le difficoltà, tutti i nodi, tutte le questioni aperte. E su di ognuna di esse fa una proposta chiara. L’islam, il dialogo interreligioso, Abu Dhabi, Il Vaticano II, la confusione dottrinale, la perdita del soprannaturale, la “riforma della riforma” liturgica, Il terzo segreto di Fatima, il ruolo di Pietro nella Chiesa, Amoris laetitia, l’ecologismo e il globalismo ecclesiastici, l’accordo del Vaticano con la Cina, I dubia, la nuova morale sessuale, l’intercomunione con i protestanti, la decentralizzazione dottrinale, la pena di morte… niente rimane fuori e trascurato dei grandi problemi - più interni che esterni - della Chiesa.

Un aspetto colpisce prima di tutto il lettore: la valutazione preoccupata circa il momento presente: “Un tremendo stato di confusione riguardo alla dottrina, alla morale e alla liturgia. La Chiesa ai nostri giorni è infettata dal virus di un naturalismo egoistico e di un adattamento allo spirito del mondo miscredente. Il clero in posizioni di responsabilità piega le ginocchia di fonte al mondo” (pp.185-186). Affermazioni come questa ritornano lungo tutto il libro: “Credo che in gran parte i fedeli siano ingannati dal clero ai nostri giorni” (p. 167); “l’inondazione sta raggiungendo livelli di allarme, stiamo sperimentando l’apice del disastro” (p. 164); “Oggi stiamo sperimentando la totale predominanza del modernismo nella vita della Chiesa e nelle facoltà teologiche. In qualche misura il modernismo si è infiltrato perfino nei documenti del magistero” (p. 165). È su questo quadro che il libro fa emergere la certezza di fede circa la Vittoria di Cristo.

Questa certezza non impedisce però, anzi richiede, che ognuno faccia la sua parte. L’Autore, quindi, affronta con tutta la sapienza di cui è capace i molti nodi della crisi e per molti di essi non esita ad affermare che i pontefici futuri dovranno correggere errori o ambiguità presenti nei documenti del magistero recente. I punti dei quali il vescovo Schneider si ritiene sicuro nella fede che richiedano un aggiustamento e che questo aggiustamento prima o dopo verrà fatto dal Magistero supremo riguardano soprattutto alcune affermazioni del Vaticano II e l’Esortazione Amoris laetitia.

Il Vaticano II – egli afferma – è certamente valido e ha insegnato tante cose belle che in precedenza il magistero non aveva fatto del tutto emergere. Schneider non è un negazionista del Concilio. Certo, rifiuta l’idea che ci sia stata una parentesi lunga 1700 anni da Costantino al Vaticano II, ma riconosce che “la maggioranza dei testi del Concilio Vaticano II non presenta rotture ed è in chiara continuità con la costante tradizione della Chiesa” (p. 151). Però il n. 16 di Lumen gentium, ove si dice che cattolici e musulmani “adorano con noi un Dio unico”, i nn. 2 e 4 di Dignitatis humanae, ove si insegna che il diritto alla scelta della religione si fonda sulla dignità della persona umana, molti passaggi della Nostre aetate sulle relazioni con le altre religioni sono, secondo il vescovo Schneider, da riconsiderare. Così pure alcune ambiguità, come l’incertezza di Gaudium et spes sulla priorità del fine procreativo nel matrimonio che ha condotto al canone 1055 del Codice di Diritto canonico che sarebbe, secondolui, da riscrivere, oppure l’ambiguità della frase “La Chiesa di Cristo sussiste nella Chiesa cattolica” presente in Dominus Jesus e derivante da Lumen gentium, che già ha avuto alcune precisazioni. “Forse i futuri papi potrebbero semplicemente riprendere le frasi ambigue dei testi conciliari – che grazie a Dio non sono così numerose – e dire: non è secondo la tradizione della Chiesa” (p. 223).

Anche il nuovo insegnamento sulla pena di morte, inserito da Francesco nel Catechismo, è secondo Schneider erroneo e anche in questo caso “Non c’è dubbio che un futuro successore di papa Francesco o un futuro Concilio ecumenico correggeranno questo drastico cambiamento dell’insegnamento costante della Chiesa”.

Analogo il caso del capitolo VIII dell’Esortazione Amoris laetitia che, secondo il nostro Autore, non va rifiutato “dalla prima all’ultima lettera ma solo alcune affermazioni di questo capitolo che sono effettivamente sbagliate” (p. 223).

L’ampia rassegna della situazione della Chiesa nel nostro tempo contenuta in questo libro affronta tutti gli aspetti non solo della dottrina ma anche della prassi della Chiesa di oggi: dalla papolatria ingiustificata all’eccesso di riunioni e commissioni, dall’appoggio al nuovo ordine mondiale fino al tragico accordo con la Cina.

La Nuova BQ 29 dicembre 2020

Veridicità della Rivelazione e del Vangelo

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"Il cattolicesimo è ormai religione di Stato in tutto il mondo, in Oriente il papa è stato nominato arbitro delle contese internazionali, l’intero sistema educativo è nelle mani della Chiesa, scienza e fede si sono riconciliate a Lourdes, gli intellettuali si sono dovuti arrendere alla veridicità della Rivelazione e del Vangelo. Perfino gli economisti si sono convinti che la carità assistenziale degli ordini religiosi è la forma migliore di gestione socioeconomica".

Da "L'alba di tutto" di R.H. Benson.

 

Gesto di gentilezza

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I veri eroi sono molto diversi da quelli che ci si immagina: un malato, un volontario, qualcuno che soccorre il prossimo con un gesto di gentilezza.

Da "I veri eroi" di Azzurra Bellini.





 

È lecito pregare il nuovo Padre nostro a Messa?


Il Prof. Giovanni Zenone si domanda se sia lecito durante la Messa recitare il "Padre nostro" secondo la CEI. Leggi gli autorevoli di Mons. Athanasius Schneider, Christus vincit https://www.fedecultura.com/?store-page=Christus-vincit-p250909373

Estetica del brutto in Piazza San Pietro


Il servizio del giornale.it sull'orrendo presepe profano in Vaticano. L'ennesimo passo nella direzione dell'estetica del brutto e della dissoluzione della fede e della sensibilità cattolica di sempre. L'intervista al prof. Giovanni Zenone.

Libertà di religione: una precisazione fondamentale

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Il Vescovo Athanasius Schneider nel suo libro Christus vincit appena uscito in libreria (Fede & Cultura, Verona 2020) fa una importante precisazione sul modo di intendere la libertà di religione,  Nella Dichiarazione conciliare Dignitatis humanae si sostiene che il diritto a scegliere la religione si fonda sulla natura umana (nn. 2 e 4). Tale diritto riguarderebbe la scelta per ogni religione, pur nei limiti del rispetto del bene pubblico. Mons. Schneider contesta questo punto, sostenendo che l’adesione alla religione naturale è una cosa, mentre l’adesione ad una falsa religione, come per esempio una religione idolatrica, è un’altra cosa. La religione naturale non è contraria a Dio, ma è semmai prodroma alla religione vera, le altre religioni invece sono contrarie a Dio. Per questo, secondo lui, l’affermazione conciliare in questione è sbagliata e il magistero dovrebbe rivederla.

Il numero 4 della Dignitatis humanae dice che la libertà religiosa si fonda “nella natura stessa della persona”. Con ciò si esclude che la natura della persona sia ordinata a Dio (al Dio della religio vera) come suo fine ultimo. Si pensa invece che essa sia ordinata ad un generico “essere supremo” che può essere dato dalle varie religioni, qualsiasi esse siano. La libertà di religione si fonda sul diritto naturale, ma il diritto naturale è ordinato a Dio. Togliendo questo ordinamento o pensandolo come rivolto ad ogni divinità del pantheon religioso, si cade nel naturalismo, considerando il piano del diritto naturale come indipendente. In questo modo, però, si perde la continuità tra la natura e la sopra-natura.

Questa continuità risulta chiara da questa semplice constatazione. Le religioni idolatriche e false alla fine demoliscono anche il diritto naturale. Da un lato il loro grado di verità è dato dai contenuti di legge naturale che esse contendono, dall’altro i loro riti e le loro credenze positive corrodono e impediscono l’osservanza della stessa legge naturale. Solo nella religio vera ciò non avviene, il che dimostra che il diritto naturale è ordinato alla vera religione cattolica e non ad ogni religione.

La natura umana fonda la libertà di religione, ma nello stesso tempo anche la ordina e la qualifica, in modo tale da escludere, come sue esito, le false religioni, le quali pubblicamente non possono essere promosse, ma semmai tollerate entro certi limiti. Se, viceversa, la natura umana viene intesa solo come fondativa ma non anche come ordinatrice e qualificante (cosa equivalente però a negarla perché una natura non normativa non sarebbe nemmeno natura), si rischia di cadere in una concezione della libertà di tipo modernista. La tesi di una natura che fonda un indistinto diritto alla libertà di religione è quindi contraddittoria.

Nella Dichiarazione di Abu Dhabi, Francesco ha affermato che la pluralità delle religioni è voluta da Dio. In questo modo egli ha inteso sviluppare la Dignitatis humanae nel senso che sopra si è visto essere sbagliato. Ad Abu Dhabi si è presupposto che ci sia una natura umana che fonda il dovere/diritto di cercare Dio in generale. Non è chiaro come la religione musulmana possa accettare questa idea, ma la religione cattolica non può accettarla, perché si fonderebbe su una natura umana come fondamento di un diritto alla libertà religiosa generico e imprecisato, mentre l’esigenza del Dio vero della religione cattolica è già presente nel diritto naturale radicato nella natura umana.   

Fino a qui Mons. Schneider. Il ragionamento può essere continuato (confermato e supportato) con riferimento alla dottrina della “virtù di religione” esposta da San Tommaso nella Summa. Quella di religione è una virtù – dice il Santo Dottore – e l’incredulità, di cui è un esempio anche l’idolatria, è una colpa. Perché quella di religione è una virtù? Perché è espressione della natura umana e quando l’uomo opera in conformità ai fini che derivano dalla sua natura opera il bene ed è virtuoso, in caso contrario è reprobo. Ora, la natura umana non esprime un generico invito a credere per cui sia da considerarsi virtuoso qualsiasi credente in qualsiasi religione. La natura umana spinge naturalmente a credere in modo umano, in modo naturale, in modo razionale, ossia in modo ordinato al Vero Dio e non in qualsiasi modo disordinato.

L’incredulità è una colpa (non ci si riferisce qui ad un giudizio sul soggetto agente ma sull’azione) perché non corrisponde alle esigenze di verità che la natura umana pone alla libertà di religione. Se la natura umana fondasse una generica libertà di religione, quella di religione non sarebbe più una virtù e l’incredulità non sarebbe più una colpa, la religione vera sarebbe equiparata alle altre religioni e le scelte per l’una o per le altre sarebbero equivalenti e ugualmente da proteggere da parte dell’autorità politica, la quale non avrebbe nessun dovere verso la verità delle religioni come accade nell’indifferentismo di oggi.

Nuova Bussola Quotidiana


 

Ricerca di senso nella Chiesa

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Una ricerca difficile, vissuta nella ribellione alle convenzioni e gettandosi nella frenesia della vita, sino alla fuga nella calma della natura, alla ricerca di senso nella Chiesa; solo così è riuscita a sperimentare la Pace nel silenzio e nella meditazione, e a svuotare la sua mente piena di dubbi e domande. Così sono emerse le risposte che Dio aveva già messo nel suo cuore.

Da "Alla ricerca dell'Assoluto" di Eliana Romagnoli

 

Fuggito in Italia

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Abdullah, giovane fedele musulmano di un Paese del Medio Oriente, vuole approfondire il senso della sua fede ma, davanti alle sue domande, ottiene sempre più chiusura da parte degli Imam. Una notte gli appare in sogno Gesù, che poi torna a visitarlo: da qui l’inizio della conversione, e in contemporanea la persecuzione di familiari, amici e perfino della polizia segreta, che lo accusano tutti di essere un apostata e lo costringono a una vita da recluso. Fino alla decisione di fuggire in Italia.

Da "Scampato all'Islam" di Abdullah al-Hassan

 

La Babele liturgica della CEI

Il nuovo messale pubblicato dalla CEI oltre ad essere un colossale affare commerciale è una mescolanza di traduzioni erronee, immagini non-sacre, profanazioni delle parole stesse di Gesù, sudditanza nei confronti del pensiero gay-friendly e me-too, e confusione liturgica. Quanto di peggio sia stato fatto finora, ma a cui forse seguiranno altri passi nella direzione del baratro.
L'accorata requisitoria del prof. Zenone.

Come ricevere Gesù Eucaristia?


Col pretesto del virus si impedisce di ricevere Gesù Eucaristia con il dovuto rispetto e devozione? Come comportarsi di fronte ai cambi liturgici che ci lasciano stupiti i perplessi?

Una parola del prof. Giovanni Zenone

Non è pane, è Gesù!

Medioevo e Natale: nuove sezioni su Fede & Cultura

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Lei ci spinge a obbedire alla volontà del Figlio

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Come a Cana di Galilea, lei è una madre sollecita: si preoccupa che non venga mai a mancare il buon vino della fede e della speranza in un mondo che è continuamente bersagliato dagli attacchi del nemico; è lei che ci spinge a obbedire alla volontà del Figlio che dalla croce ci ha affidati a lei.

Da "Testimone dell'amore" di Ugo Sauro



 

Auguri a Francesco Rocca che ci ha preceduto in Cielo!

Oggi è il compleanno di un amico che però si trova il Cielo: Francesco Rocca, ex sindaco di Seveso quando ci fu la nube tossica e tutto il cancan per far abortire le donne con la paura che i bambini venissero deformati. Tanti bambini furono assassinati, ma tutti quelli che ebbero una madre senza paura nacquero e oggi sono adulti sanissimi. Ecco il potere della paura mediaticamente indotta!

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Per Leila comincerà una nuova vita

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Lina è una ragazza della media borghesia di Verona, con genitori assenti, vive con sua nonna. Improvvisamente e tragicamente, muore a causa di un incidente in moto: una ragazza migrante algerina sua sosia con alle spalle un doloroso vissuto di violenze, Leila, si sostituisce a lei prendendone l’identità senza che nessuno se ne accorga. Per Leila comincerà una nuova vita, troverà una nuova famiglia e scoprirà l’amore.

Da "Svegliarsi con Lina" di Maurizio Munzi

Intervista esclusiva a S.E.R. mons. Athanasius Schneider

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Nella prima parte del libro Lei ripercorre le vicende della Sua famiglia in Unione Sovietica: come è stato possibile trasmettere la fede sotto il regime e come era vissuta in casa sua?

              La fede era trasmessa quasi esclusivamente in famiglia, dentro casa. Avevamo il buon vecchio catechismo tedesco, un libro intitolato Storie bibliche, con belle illustrazioni e una breve sintesi degli eventi più importanti della Sacra Scrittura. Avevamo manuali e raccolte di preghiere tradizionali. Mia

madre impartiva regolari lezioni di catechismo a noi bambini (eravamo quattro), è stata per me la prima (e migliore) catechista. Ogni giorno pregavamo tutti quanti insieme: al mattino e alla sera. Erano preghiere brevi, ma recitate sempre insieme. Avevamo il “culto domenicale”, cioè la domenica mattina, chiuse le finestre e la porta della casa, i miei genitori radunavano noi bambini per un’ora di preghiere, un’ora santa, poiché non c’erano sacerdoti. Era una atmosfera catacombale, propria di una vera chiesa domestica. Ci univamo spiritualmente con tutte le Sante Messe che venivano celebrate in quel momento nel mondo e facevamo la Comunione spirituale. Questo “culto domenicale” della chiesa domestica in famiglia è una delle memorie più care e sante della mia vita.

 

2    Torna frequentemente nei suoi ricordi famigliari il Beato Oleksiy (Alessio) Zarytskyj: quando è morto Lei era molto piccolo, ma è una figura molto presente nella Sua storia. Cosa ci può dire?

              Il Beato Alessio Zarytsky è stato presente nella mia vita quando avevo un anno. In quel periodo venne segretamente da Karaganda (nel Kazakhstan) a Tokmok nel Kirghizistan, dove abitavamo, e celebrò una Santa Messa nella nostra casa. Mia madre mi mise nel passeggino ponendolo da un lato della tavola, dove il Beato Alessio celebrava la Messa. Così sono divenuto, per così dire, un chierichetto all’età di un anno. I miei genitori sempre ci parlavano di Padre Alessio e ci dicevano, che non hanno trovato nella loro vita un sacerdote così santo come lui. Mio padre spesso rievocava, quando io ero già sacerdote, l’esempio davvero sacerdotale e apostolico di Padre Alessio. Lui passava notte intere confessando i fedeli, predicava le verità della fede mettendosi in piedi su una piccola sedia per poter essere meglio visto e ascoltato dai fedeli. Quando predicava, il suo viso era pallido e sudava, poiché era esausto dopo tante ore ad ascoltare le confessioni in una piccolissima stanza delle baracche del ghetto tedesco nei Monti Urali. Era un sacerdote  completamente dedito alla salvezza delle anime. Era un vero apostolo e missionario.

 

3    Successivamente vi trasferite in Germania, dove restate colpiti dalle "novità" in corso nel mondo cattolico, tra cui il venir meno della sacralità, dell’abito ecclesiastico e la comunione sulle mani. Erano “aggiornamenti” o sintomi di una crisi di fede?

Senza dubbio, tali fenomeni erano un’espressione chiara di una crisi di fede. Quando c’è meno sacralità e riverenza nella liturgia, l’uomo pone Dio in secondo piano e se stesso in primo piano: così la visione del soprannaturale è indebolita e con essa la fede stessa è indebolita. L’essenza della fede e del cristianesimo è il primato del soprannaturale, il primato di Cristo incarnato, il primato della gloria di Dio, dell’adorazione di Dio, il primato del cielo e dell’eternità. In tutto ciò l’uomo, il temporale, la natura occupano il secondo posto e proprio con il primato di Dio e del soprannaturale vengono purificati ed elevati. 

 

4    In questo periodo di pandemia, spesso abbiamo sentito dire – anche da ecclesiastici – che, in fondo, non è necessario andare a Messa, si può pregare in casa. Ma davvero si può fare a meno dell’Eucaristia?

È con rammarico e stupore che notiamo che l’eresia del materialismo e del naturalismo è già penetrata così profondamente nei pensieri e nelle azioni di molti cattolici e persino di molti sacerdoti e vescovi. La Chiesa deve ripristinare il primato dell’anima e della vita eterna e soprattutto della centralità dell’Eucaristia. L’atteggiamento da Lei menzionato rivela una scarsa fede nella Presenza Reale del Signore nel mistero eucaristico e nel valore infinito del sacrificio Eucaristico. La reazione incomprensibilmente timida e tiepida riguardo la centralità della celebrazione del sacrificio eucaristico da parte di molto chierici e fedeli mette a nudo la vera ferita profonda che si cela dietro l’attuale crisi nella Chiesa: è la “ferita eucaristica”. Alludendo alla domanda di Gesù nel Vangelo: “Chi dite che sia il Figlio dell’uomo?” (Mt 16,13), essa sorge ora per ogni cattolico, ogni sacerdote e ogni vescovo: “Cosa e Chi pensi che sia l’Eucaristia?”. Dobbiamo prendere esempio dai nostri fratelli e sorelle del tempo della persecuzione nei primi secoli e proclamare forte e chiaro: “Senza la Santa Eucaristia, senza la Santa Messa della domenica, non possiamo vivere!” (sine Dominico non possumus). Possa Dio accendere il fuoco di una coraggiosa confessione e testimonianza pubblica dei cattolici, che rivendichino il diritto al culto pubblico eucaristico. Possa questo fuoco bruciare, possibilmente in molti luoghi e paesi, e che risuoni il grido dignitoso e intrepido: “Senza messa domenicale, possiamo non vivere!”.

 

5    Il suo nome di battesimo è Antonio, ma poi entrando nell’ordine dei Canonici Regolari della S. Croce ha assunto il nome di Atanasio: vede in questo nome il segno di una ulteriore vocazione?

Ho cominciato a scoprire il significato personale del mio nome “Athanasius” quando sono divenuto vescovo. La prima cosa che ho fatto come vescovo è stato proporre alla Conferenza episcopale, dalla quale ero membro, un decreto che stabiliva che la Santa Comunione si dovesse ricevere esclusivamente in bocca e possibilmente in ginocchio. In questa mia iniziativa ho trovato resistenza da parte di alcuni responsabili nella gerarchia ecclesiastica. Con mio libro in difesa della Comunione in bocca Dominus Est, tradotto in circa 15 lingue, non mi sono fatto amici tra l’establishment clericale. Però innumerevoli laici, semplici fedeli di tutte età e Paesi e anche semplici sacerdoti e religiosi mi hanno ringraziato per questa difesa del Signore Eucaristico. A partire del pontificato di Papa Francesco sono stato per così dire gettato nell’arena della battaglia riguardo vari aspetti centrali della verità e della vita della fede cattolica. Prima della mia professione religiosa non avrei nemmeno immaginato il nome “Athanasius”. Divenuto sacerdote e vescovo, ancora meno potevo immaginare di dover compiere gesti pubblici in difesa della fede, spesso trovandomi in minoranza con altri miei colleghi vescovi che condividevano la stessa preoccupazione per il bene della Chiesa e delle anime. 

 

6    Lei è uno dei vescovi più impegnati nel promuovere la liturgia tradizionale: quale nutrimento spirituale (sia nella Messa che nel Breviario) vi trova e cosa direbbe ai critici?

Le preghiere e i gesti della liturgia tradizionale della Santa Messa esprimono senza dubbio una maggiore ricchezza dottrinale e spirituale concernente l’ineffabile mistero eucaristico. La Chiesa, la Sposa di Cristo, guidata dallo Spirito Santo, nel corso dei secoli è cresciuta nella comprensione sempre più profonda di questo mistero e come una Sposa amante ha perfezionato le parole e i gesti: infatti, come ha detto Papa Giovanni Paolo II “non c’ è pericolo di esagerare nella cura di questo Mistero, perché in questo Sacramento si riassume tutto il mistero della nostra salvezza” (Enciclica Ecclesia de Eucharistia, 61). Un’ulteriore prova della maggiore oggettiva ricchezza spirituale del rito tradizionale della Santa Messa è la reazione dei bambini e giovani che per la prima volta partecipano a questa forma liturgica. Avendo un’anima pura e uno spirito non ancora macchiato da pregiudizi ideologici, molti di loro istintivamente sono toccati nel più profondo dell’anima, dicendo: “Questo è la verità! Questo è veramente bello! Questo è divino e celeste!” Sentiamo in tali parole la voce del sensus fidelium, che è stata soffocata dai sofismi liturgici di un gruppo di chierici arroganti, chierici intellettuali senza l’ardore della fede e dell’amore soprannaturali, chierici mondanizzati. Però la verità e la bellezza soprannaturali sono più forti. Il rito tradizionale e costante della Santa Madre Chiesa in modo soave e forte sta lentamente conquistando le anime. 

 

7    Nel suo libro, emerge che la sacralità della liturgia e la Tradizione toccano il cuore dei più poveri (in Africa, in Brasile, etc.: ma allora non c’è contraddizione tra essere tradizionalisti ed essere missionari?

Il supremo modello del missionario è Nostro Signore Gesù Cristo, che è venuto per glorificare a adorare il Padre (cf. Gv. 17, 4), che ha pregato con massima riverenza come ci dice la Sacra Scrittura (cf. Eb 5, 7; 12, 17). I santi Apostoli, i più grandi missionari della Chiesa, hanno vissuto nella loro vita e nell’opera missionaria questo spirito di riverenza liturgica e di teocentrismo. I grandi missionari nella storia della Chiesa erano allo stesso tempo uomini di preghiera ed eccellenti testimoni del primato del soprannaturale e dello splendore del culto pubblico della Chiesa. Un’ antica tradizione dice che san Vladimiro, sovrano del popolo slavo del principato di Kiev, fu convinto dalla verità del cristianesimo vedendo la celebrazione sublime, dignitosa e bella della liturgia a Costantinopoli. I popoli africani evangelizzati nel secolo XIX erano attratti anche dalla bellezza della liturgia tradizionale latina, loro amavano il latino e se sentivano accolti nella grande famiglia cattolica mondiale, poiché fino al Vaticano II la Santa Messa era celebrata in tutto l’orbe cattolico in latino e con la stessa grande riverenza. 

 

8    Quali sono, a Suo avviso, i principali problemi per la fede cattolica oggi, specie nel mondo occidentale e in Europa?

Il problema principale e più profondo consiste nel fatto che l’uomo e l’establishment ecclesiastico hanno voltato le spalle a Dio, volgendo il loro interesse e la loro attività principalmente verso il temporale e il materiale. Ciò trova la sua espressione rituale nel modo di celebrare il sacrificio della Messa, l’atto più sublime di adorazione, rivolti verso se stessi in un cerchio chiuso, espressione di antropocentrismo e naturalismo. Queste sono appunto le radici più profonde della crisi del mondo e della Chiesa. 

 

9    Come vive personalmente il ministero episcopale in questi tempi di crisi della fede?

In questi tempi un vescovo deve continuamente chiedere a Dio la grazia della fortezza, la grazia del coraggio, la grazia della fedeltà incrollabile alla fede cattolica in tutta la sua integrità e chiarezza. Un vescovo ai nostri giorni deve coltivare lo spirito degli apostoli, dei grandi santi vescovi e di altri vescovo eroici che hanno vissuto in tempi di crisi interna della Chiesa e di persecuzione esterna. Un vescovo deve divenire sempre di più un assiduo cultore della fede cattolica e apostolica, come  dice il Canone della Messa. Unitamente a questo un vescovo deve coltivare sempre di più lo spirito della preghiera e l’amore per la bellezza della casa del Signore (cfr. Sal 26,8). Un vescovo deve essere un uomo della verità e dell’eternità. Ricordando gli uomini la patria celeste egli stesso deve desiderare la patria celeste, come diceva San Gregorio Magno. 

 

10   10 Quali sono le possibili vie d’uscita da una crisi che non riguarda solo la Chiesa ma coinvolge il mondo intero?

La via d’uscita consiste nel rivolgersi di nuovo a Dio con spirito di contrizione, di umiltà, di timore di Dio. Accettare e amare la volontà divina nei Suoi comandamenti (come ci insegna il lungo Salmo 118), compiere la volontà di Dio con l’aiuto della Sua grazia. Dare a Dio e a Gesù Cristo, al Dio Incarnato, il primato. Sforzarsi affinché Cristo torni a regnare con la Sua dottrina e la Sua Persona nella vita pubblica e sociale: nelle scuole, nelle università, nei parlamenti. Non c’è altro cammino per una vera pace e un benessere duraturo. Senza il regno di Cristo e l’osservanza dei comandamenti di Dio la società cadrà in una degradazione morale abissale. Questa è la missione della Chiesa: far sì che Cristo regni nella vita privata e pubblica. “Egli deve regnare!” (1 Cor 15,25). Cristo lo farà attraverso anime ardenti e apostoliche e pure nelle famiglie e nel sacerdozio. 


Messainlatino.it


Berakāh

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Attraverso una storia di purificazione lunga e dolorosa, la liturgia d’Israele è arrivata a uno stile di relazione con Dio basato sulla benedizione (berakāh). Ogni tipo di preghiera personale o liturgica non poteva che iniziare e terminare così.


 

Reperto archeologico più studiato al mondo

 

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La Sindone è davvero il lenzuolo funebre di Gesù oppure si tratta di un falso medievale? I Vangeli narrano fatti realmente accaduti oppure sono semplici leggende? La risposta a queste domande non è secondaria, perché coinvolge profondamente la nostra vita. Di certo la Sindone è il reperto archeologico più studiato al mondo e i Vangeli ne costituiscono l’unica chiave interpretativa.

Da "Luce dal sepolcro" di Marinelli e Fasol.

Fede & Cultura: la missione!


 Fede & Cultura ha la missione di formare uomini di grande tempra per affrontare le sfide del presente con la forza di una fede che non cambia con le mode e non tramonta nel tempo. Le nostre radici hanno duemila anni e il nostro futuro è l'eternità.

Vieni anche tu a far parte di questa Grande Storia! Scopri Fede & Cultura! www.fedecultura.com

La Scozia cessava di essere una nazione libera

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Nel 1300 gli scozzesi cercavano (e ottenevano) l’indipendenza dall’Inghilterra con la spada in sanguinose ed eroiche battaglie iscritte nell’epopea nazionale, come si vede nel kolossal cinematografico Braveheart. Nel 1707, attraverso l'Atto di Unione approvato dai Parlamenti inglese e scozzese, la Scozia cessava di essere una nazione libera ed indipendente, ricadendo sotto il governo di Londra. Non è però stato possibile mettere da parte le spinte indipendentiste della regione, basate su una forte e persistente identità culturale e religiosa. 

Da "Il cardo e la croce" di Paolo Gulisano

 

Leggenda nera

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Il mito della Sicilia tollerante sotto la dominazione araba, l’inquisizione criminale, le crociate portate dai cristiani cattivi, il Medioevo delle streghe e dei roghi: miti che fanno parte di una “leggenda nera” ormai radicata e diffusa e di cui gli stessi cattolici parlano con imbarazzo, cercando addirittura di evitare l’argomento, quasi vergognandosene.


 

Uomo e donna si sono scelti

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La famiglia è quella naturale, quella costituita da un uomo e da una donna che si sono sposati perché si sono scelti, si vogliono bene, condividono la vita pur con le reciproche differenze; vivono dinamiche psicologiche contrastanti ma complementari, affrontano difficoltà relazionali e le superano.

Da "Credere nella famiglia" di Gilberto Gobbi



 

Un governo mondiale massonico

"È sempre più evidente l’affermarsi di un governo mondiale unico da parte delle Nazioni Unite e, in ultima analisi, delle po-tenti organizzazioni massoniche che agiscono dietro le quinte al fine di realizzare politicamente il “novus ordo saeculorum”, il nuovo ordine mondiale, il governo unico mondiale ateo.

Questo governo unico mondiale rivela un chiaro programma ideologico che è essenzialmente ateo, materialista, anticristiano e persino blasfemo, con l’imposizione totalitaria del “diritto” all’aborto, dell’indottrinamento omosessuale, del mito del cam-biamento climatico e della distruzione delle identità nazionali tramite eventi come il “Il Patto mondiale per una migrazione si-cura, ordinata e regolare” o gli incontri annuali del Forum Eco-nomico Mondiale a Davos, per esempio".

Mons. Athanasius Schneider, "Cristus Vincit", p. 233


Gioiosa follia

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La genuinità e la sua spontaneità di San Francesco ci indicano la strada per una fede semplice, libera dagli orpelli e restituita alla sua essenzialità. Da "San Francesco d'Assisi. La gioiosa follia di un innamorato del Cielo" di Gilbert Keith Chesterton





 

“Christus vincit”. Il trionfo di Cristo sulle tenebre del mondo nelle parole del vescovo Schneider


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Se volete fare una lettura veramente edificante, oppure regalarla per Natale, vi consiglio Christus vincit. Il trionfo di Cristo sulle tenebre del nostro tempo, il bellissimo libro (edito da Fede & Cultura, 384 pagine, 25 euro) nel quale monsignor Athanasius Schneider, rispondendo alle domande di Diane Montagna, propone un’analisi lucidissima della situazione attuale in merito alla Chiesa cattolica, ma senza mai cadere nello sconforto, bensì offrendo motivi di speranza. In Christus vincit per la prima volta monsignor Schneider, vescovo ausiliare dell’arcidiocesi di Maria Santissima ad Astana, nel Kazakistan, non solo apre il suo cuore, ma racconta la sua vita, la sua vocazione, e analizza i mali della Chiesa alla luce di una fede solida, temprata nella Chiesa clandestina del Kyrgyzstan (allora parte dell’Unione Sovietica), dove Athanasius, discendente di una famiglia tedesca emigrata dall’Alsazia a Odessa e poi deportata nei gulag staliniani, nacque nel 1961. 

Come il santo Atanasio del quale porta il nome, il vescovo Schneider non desidera altro che applicare il monito di Paolo: “Annunzia la parola, insisti in ogni occasione opportuna e non opportuna, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e dottrina” (2 Tim 4,2). Ecco perché non teme di andare controcorrente, rispetto non solo al mondo, ma anche a una Chiesa secolarizzata sempre più impegnata non ad annunciare Gesù, ma a compiacere il pensiero dominante. Come ricorda Diane Montagna, giornalista americana da anni corrispondente da Roma, già nel 1903, nella sua prima enciclica, la E supremi, san Pio X spiegava che all’inizio del secolo si stava addensando una tale tempesta di errori da lasciar supporre che l’Anticristo fosse arrivato su questa terra. Oggi, più di cent’anni dopo, vediamo che la tempesta infuria anche all’interno della Chiesa con il dominio di secolarismo, antropocentrismo e relativismo. Come dice monsignor Schneider, lo slogan di questo atteggiamento è “Sono io a decidere ciò che è vero”. Che lo dica il mondo non può stupire. Stupisce, e addolora, che il relativismo sia attivamente sostenuto e alimentato dalla Chiesa, un atteggiamento, spiega il vescovo, alla base del quale c’è la totale perdita della dimensione soprannaturale. Tra i giudizi imperdibili di Schneider segnalo quello sulla politica dei sinodi, la tanto decantata sinodalità. “A dire il vero – spiega seraficamente e onestamente il vescovo – gli incontri e i sinodi episcopali mi annoiano”. Sono infatti dominati “da un attivismo frenetico” e “offrono l’impressione di un’enorme ostentazione clericale”. Molto meglio, suggerisce, sarebbe incontrare i semplici fedeli cattolici, i giovani, le famiglie con bambini, i fedeli “assetati della bellezza di Dio, della bellezza della verità e della vita cattolica, della bellezza della liturgia”. Perché questi fedeli, pur dimenticati, maltrattati e confusi, ci sono ancora.

Ma con il suo j’accuse il vescovo non si ferma qui. A proposito del continuo ricorso ai sinodi e all’assemblearismo voluto da Francesco, Schneider aggiunge: “Per me è un segno: quando c’è carenza di fede e di desiderio del soprannaturale, carenza di amore per la preghiera, per la penitenza e per l’evangelizzazione diretta, allora i vescovi e coloro che governano la Santa Sede si gettano in attività frenetiche: sinodi, documenti, eventi continui”. Ecco, ancora una volta, l’uomo, l’umano protagonismo, al posto di Dio. Un meccanismo che Schneider paragona a una biciletta con la catena rotta: per quanto uno pedali, le ruote non girano e si resta fermi.

Nell’analisi di Schneider non poteva mancare uno sguardo al Concilio Vaticano II, anzi ben più di uno sguardo. Tutto un capitolo è dedicato all’argomento e, anche in questo caso, il vescovo non teme di dire la verità: il Concilio “sul piano dei fatti, dell’evidenza concreta, non ha portato un reale progresso spirituale nella vita della Chiesa”. Anzi, “dopo il Concilio si è scatenato un disastro pressoché a ogni livello della vita ecclesiale”.

Una delle luci del Vaticano II è stata l’enfasi posta sulla chiamata universale alla santità, e oggi, osserva Schneider, è proprio l’ora dei laici. Ci troviamo in una “situazione grottesca”: tocca alle pecore smascherare i lupi che si sono infiltrati nel gregge, “vale a dire cardinali, vescovi e sacerdoti miscredenti, apostati e dissoluti”.

Ed è paradossale che proprio i modernisti, che fino a ieri si riempivano la bocca con il protagonismo dei laici, adesso facciano intendere che i laici non si devono immischiare. Un segno di smisurato clericalismo da parte di quella che Schneider chiama la nomenklatura, l’establishment ecclesiastico progressista.

“Credo che il prossimo papa – dice Schneider gettando uno sguardo al dopo Francesco – dovrà essere pronto a morire in difesa di Cristo, della verità. Il papa dovrà chiedere a un vescovo o a un cardinale eretici di ritrattare pubblicamente i propri errori e, in caso di rifiuto, dovranno essere deposti. Se un papa agisse in questo modo, vescovi e cardinali non oserebbero dire o insegnare errori dottrinali ed eresie, avvelenando spiritualmente i fedeli”. Anche perché “più di ogni altra cosa al mondo” un gran numero di vescovi e cardinali “ama la poltrona, cioè la posizione di carriera” raggiunta.

A giudizio del vescovo Schneider, dopo le tre grandi crisi precedenti (l’ariana nel IV secolo, quella dell’epoca oscura nel X secolo e quella dell’esilio avignonese), oggi la Chiesa è alle prese con una quarta grande crisi, “un tremendo stato di confusione riguardo alla dottrina, alla morale e alla liturgia”. Il virus che ha infettato la Chiesa è il “naturalismo egoistico”, accompagnato dall’”adattamento allo spirito del mondo miscredente”, tanto che “il clero in posizione di responsabilità piega le ginocchia di fronte al mondo”. Ma la crisi attuale, tra le quattro, è la più grave, perché si risolve nella sistematica negazione di qualsiasi verità, a qualsiasi livello: dogmatico, morale e liturgico. “Il relativismo e l’indifferentismo religioso secondo cui Dio vuole positivamente la diversità delle religioni implica in definitiva la negazione del solenne e vincolante comando divino di Cristo di evangelizzare i popoli di ogni nazione e religione, senza eccezioni”. In questa crisi, in questa negazione totale della verità, come Chiesa siamo ormai immersi da più di mezzo secolo, ma “Dio avrà misericordia di noi e la crisi lentamente giungerà al termine tra dieci, venti o trent’anni. Dio sa e interverrà a suo tempo, come ha già fatto frequentemente nel corso della storia”.

Aldo Maria Valli



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