Altro che serafico, l'induismo è anti-cristiano come l'islam

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Chiese bruciate, suore stuprate e fedeli bastonati. Ma l'Occidente coccola il mito del pacifismo gandhiano.
Talmente ortodosso da sembrare eretico, talmente cattolico da non pubblicare con le grandi case editrici cattoliche bensì con la piccola Fede & Cultura: è il mio cacciatore di eresie preferito e si chiama Roberto Dal Bosco.
Libero studioso vicentino, grande viaggiatore come il suo concittadino Pigafetta, il primo circumnavigatore del globo, quando scopre un autore che relativizza Gesù per renderlo miscelabile con le religioni orientali subito lo legge, lo analizza, lo commenta, lo condanna.
Dal Bosco sarebbe il consulente ideale di una rediviva Congregazione per la dottrina della fede, che quand'era capeggiata dal cardinale Ratzinger difendeva l'integrità del cattolicesimo con vigorose pronunce. Oggi la Congregazione è caduta in letargo: l'ultimo Cardinale Prefetto nominato dal gesuita Bergoglio è un gesuita muto, Sua Eminenza Ladaria, forse con problemi di fonazione o forse davvero convinto che la Chiesa non sia mai stata così compatta e i dogmi mai così gioiosamente e universalmente accettati.
Dal Bosco che invece è di tendenze apocalittiche ritiene il cristianesimo in crisi di identità: «La triste fine dell'era Ratzinger ha espresso una accelerazione nello sfacelo sincretista». Proprio per questo dagli spalti della Tradizione
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ha preso di mira nel 2012 il buddismo in Contro il buddismo: il volto oscuro di una dottrina arcana (edito sempre da Fede & Cultura) e oggi l'induismo in Cristo o l'India. I pericoli di una conciliazione impossibile (Fede & Cultura, pagg. 158, euro 16). Ma chi ci pensa all'induismo come problema prioritario? Non era l'islam? È probabile, però Dal Bosco non prende sottogamba nulla e tiene a smontare qualsivoglia pregiudizio religioso.
La seraficità orientale? Una balla, visto che in India i cristiani subiscono una costante persecuzione che sfocia periodicamente in sanguinosi pogrom. Gandhi? Un inganno, un santino occidentale giudicato dagli indiani più avveduti «un agente britannico», e comunque un politico razzista e discriminatorio, visto che, a dispetto della famosa non-violenza, non si è mai espresso contro la brutale gerarchia delle caste. La plurimillenaria tradizione? Macché: così come il cattolicesimo, nemmeno l'induismo è più quello di una volta, senza bisogno di un Concilio Vaticano II, nel Novecento la religione indiana ha rotto i ponti col passato e oggi è un neo-induismo, più relativista dal punto di vista spirituale e al contempo, strano ma vero, più intollerante dal punto di vista politico.
Non mancano nel libro pagine dedicate alle origini di questo variegatissimo sistema di credenze, un groviglio di culti che «si presenta già dagli albori come religione sincretica». Visnu, Siva, l'antico Rudra, e poi Brahma, Agni, Devi, e poi Harihara che sarebbe la fusione di Visnu e Siva, e poi Rama e Krsna che se non ho capito male (da monoteista occidentale, di fronte a tutti questi nomi barcollo) corrispondono in parte a Visnu... Nel pantheon subcontinentale non manca la temibile Kali, dea della guerra e della morte nel cui tempio di Calcutta tuttora si compiono sacrifici animali (capretti). Dal Bosco lo ha visitato nel 2005 e ne ha ricavato indelebile trauma e definitiva illuminazione. A fianco del tempio induista ha notato, presenza non certo casuale, la casa delle missionarie di Madre Teresa e ha scelto una volta per tutte la religione di chi si sacrifica per l'altro, abbandonando ogni simpatia anche solo turistica per una religione che sacrifica l'altro.
Perché la dea dalle molte braccia non è assetata soltanto di sangue animale: l'ultima sezione del libro è un impressionante elenco di violenze nei confronti della piccola minoranza cristiana, dai massacri del 2008 nello stato dell'Orissa agli episodi più recenti, chiese bruciate, suore stuprate, fedeli bastonati mentre i poliziotti, espressione del nazionalismo indù oggi al governo, lasciano fare. Anche il Vaticano, fa notare Dal Bosco, si volta dall'altra parte o minimizza, accecato dall'ecumenismo e dal lavorio di sincretisti vecchi e nuovi come Raimon Panikkar, ex sacerdote dell'Opus Dei autore di un libro in cui «la negazione dell'unicità di Cristo non è in alcun modo dissimulata». Guarda caso Panikkar è pubblicato da case editrici cattoliche, venduto da librerie cattoliche, elogiato da giornali cattolici: il sincretismo ha più proseliti sulle rive del Tevere che su quelle del Gange.
Tratto da: Il Giornale, Camillo Langone, 28 luglio 2018

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