La storia è una congiura contro la verità?

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Mentre il Parlamento italiano ufficializza il reato di «negazionismo» nei confronti del revisionismo “olocaustico” e ci si interroga se la storiografia si debba stabilire politicamente anziché scientificamente o se tale imposizione palesi l’incapacità di dare una risposta nelle giuste sedi, non si può fare a meno di notare come, sia pure in mancanza di un’apposita legge di condanna, un altro revisionismo, quello risorgimentale, venga comunque ostacolato.

Ecco perché Angela Pellicciari ha trovato tanta difficoltà a far pubblicare i suoi articoli, in cui osava infrangere tale tabù storiografico (o propagandistico).
Ad esempio: poco noto è che il parlamento subalpino vietasse espressamente la pubblicità dei dibattiti. «“Guai se il deputato dovesse rendere conto fuori della Camera delle sue parole e delle sue opinioni! Questo potrebbe stabilire un precedente pericolosissimo”. A parlare così è Lorenzo Pareto, ministro degli esteri del primo governo costituzionale e liberale che l’Italia ricordi» (p. 180). Altrettanto poco noto è che la stessa prassi venga utilizzata dal governo europeo: infatti il Consiglio d’Europa si riunisce e legifera senza Parlamento e senza resoconto stenografico.
Così, nel Piemonte del 1848 si poterono redigere le leggi anticlericali, andando contro le convinzioni dell’intera popolazione; nel terzo millennio il Consiglio d’Europa impone la fattispecie del “reato d’opinione” (e di conseguenza punisce non gli atti criminosi, ma semplicemente chi la pensi diversamente da ciò che si vuole imporre, magari sulla differenza tra matrimonio e coppia omosessuale), utilizzando lo stesso metodo.
Scritti con verve polemica, pur se basati su rigorosi studi storici, questi circa cento articoli di Angela Pellicciari hanno il pregio della scorrevolezza e di farci ricordare alcuni episodi (la nuova pavimentazione “massonica” di piazza Montecitorio; le parole della Bonino sull’anticlericalismo, che ricalcano quelle del Grand’Oriente di fine ‘800; le trame di Monti per acuire la crisi e scalzare Berlusconi, etc.), che difficilmente troverebbero collocazione in un saggio storico e che altrimenti rischierebbero di essere dimenticati.
Tratto da: Radici Cristiane n.104 - maggio 2015 di Gianandrea de Antonellis

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