Dio castiga?

Perché Dio permette i castighi? Come si può spiegare il mistero del male alla luce della fede cristiana?
Diceva saggiamente papa Pio XII: "Spesso le pene volute da Dio sono piuttosto un rimedio che un mezzo di espiazione. Esse ammoniscono il reo a riflettere re sulla sua colpa e sul disordine delle sue azioni e lo inducono a distaccarsene e a convertirsi".
Il Male, nella prospettiva cristiana non può essere considerato come una “distrazione di Dio”, ma deve essere necessariamente inserito in una prospettiva provvidenziale che a noi, sul breve periodo (anche di secoli) sfugge, ma che ha una ragione nella mente (imperscrutabile, appunto) di Dio. 
Fede & Cultura ha pubblicato nel volume Il mistero del male e i castighi di Dio che racchiude una serie di interventi su queste importanti tematiche dello storico Roberto De Mattei di altri autorevoli personalità della cultura cattolica come padre Serafino M. Lanzetta F.I., mons. Antonio Livi, Corrado Gnerre, padre Giovanni Cavalcoli O.P. e Cristina Siccardi.
La grandezza della Divina Provvidenza si manifesta soprattutto nella capacità di Dio di trarre il bene dal male fisico e morale dell’universo, quel male che egli non causa, ma che permette per un fine superiore. Non è che Dio subisca il male: se volesse potrebbe fare in modo che non accada e spesso interviene per evitarlo; ma altre volte preferisce permettere l’esistenza del male per realizzare il bene attraverso quel male. Si pensi solo al male enorme del peccato originale, che Dio non voleva, ma che ha permesso che avvenisse, per trarne il bene immenso dall’Incarnazione. Per comprendere l’azione della Provvidenza, che dà una ragione a tutto ciò che avviene, anche alle tragedie, come i terremoti, bisogna però avere una prospettiva soprannaturale: la prospettiva di chi crede nell’esistenza di un Dio creatore e rimuneratore della vita eterna.

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