Esistono prove della conversione di Benito Mussolini?

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L’autore, Don Ennio Innocenti nel volume La conversione religiosa di Benito Mussolini, indaga sul lungo e sofferto iter di conversione di Mussolini che culminò con la sua uccisione. Il libro ricorda anche come Mussolini ebbe un finalismo anti-massonico e che si apprestò a regolarizzare ecclesiasticamente il suo matrimonio. A quanto pare l’esito positivo del cammino di conversione del Duce è stato confermato da Padre Pio che disse che il Duce si era salvato mentre Hitler bruciava all’inferno. Una questione molto controversa e dibattuta, che ha suscitato molto interesse e curiosità tra gli studiosi nell'ultimo mezzo secolo. Pubblichiamo di seguito un intervista all'autore del volume:


Don Ennio Innocenti, Lei è autore del libro La conversione religiosa di Benito Mussolini edito da Fede & Cultura. Padre Pio disse che il Duce si era salvato mentre Hitler bruciava all’inferno: quali fatti storici confermano la conversione di Benito Mussolini?

L’inizio della conversione albeggia nel diario di guerra, comincia a concretizzarsi nella regolarizzazione religiosa del matrimonio, si conferma nella ferma avversione all’illuminismo, culmina con la pratica sacramentale dell’ultimo periodo. Mussolini visse un tormentato iter di coscienza: come si manifestò? Educato dalla mamma e dalla nonna nella religiosità cattolica, se ne staccò nell’adolescenza, culminando il distacco con plateale ateismo e, soprattutto, con sacrilegi di estrema gravità nella settimana rossa e poi con dichiarazioni empie che gli meritarono la scomunica personale dall’arcivescovo Ferrari (antecedente alla regolarizzazione religiosa del matrimonio). Gravi contraddizioni si notano in questo periodo tormentato, come anche dopo la professione di fede cattolica (che fu alla fine ribadita nel testamento), a causa di difficili scelte politiche e di debolezze morali personali, restate, per un certo tempo, riservate (come anche molte opere buone personali). Egli mantenne collaborazione personale con vari sacerdoti e nell’ultimo periodo sono sei le attestazioni sacerdotali di tale collaborazione.


A differenza del regime nazista, il fascismo cercò un compromesso con la Chiesa Cattolica: fin dove si può far riemergere il mutamento di coscienza del Mussolini rivoluzionario e anticlericale?

Il mutamento comincia dai suoi viaggi da deputato, in quanto attraversando l’Italia si accorse del nesso tra popolo e Chiesa, si conferma al tempo dell’elezione di Pio XI quando si accorge dell’influsso mondiale del Papato; la svolta si ha con la decisione di sciogliere la massoneria; il mutamento è chiaro, dopo il Concordato, quando con Pacelli tutte le formazioni del regime hanno cappellani; infine dal ‘32 al ‘38 c’è continua collaborazione che, sul piano diplomatico, e anche personale, continua fino al ‘42.


La Storia non si fa con i se, ma cosa sarebbe successo se Mussolini non fosse entrato in guerra al fianco di Hitler? Il Duce si pentì di quella scelta?

Se non fosse entrato in guerra, tutto era pronto per l’esaltazione di Roma nell’Esposizione Universale programmata per il ‘40. Hitler non chiese l’entrata in guerra dell’Italia. C’era da temere che, crollata la Francia, si facesse sentire la pressione tedesca sull’Italia (nel senso di una soggezione collaborativa), avendo già espresso, Mussolini, preoccupazione per la boria tedesca (da lui detta pangermanesimo) e anche per il razzismo (tedesco), che Mussolini sottolineava più sul piano culturale che su quello teologico. Certamente Mussolini era consapevole che la massoneria internazionale e l’ebraismo internazionale erano a lui ostili. Resta inspiegabile razionalmente la sua entrata in guerra (invano dissuasa da Pio XII) che, secondo il costituzionalista mussoliniano Biggini, fu sollecitata almeno dalla Francia al fine di contenere Hitler.
Tratto da: Letture.org

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