I rischi del dialogo interreligioso

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"Bisogna credere nel dialogo pensando sempre all'esempio stesso di Dio. Nostro Padre non si stanca mai di dialogare con noi, di venirci incontro malgrado le nostre infedeltà, spesso ripetute. Lo fa ancora e sempre. Allo stesso modo, nonostante le difficoltà spesso mortificanti, dobbiamo continuamente rivedere il dialogo con i nostri fratelli che professano un altro credo. Tuttavia, senza convinzione personale, senza vera unione a Dio, l'avvicinamento alle altre religioni resta vuoto. Nel nostro progetto di dialogo
interreligioso, possiamo correre vari pericoli. L'ideologia postmoderna, oggi onnipresente, è fondamentalmente flessibile, fluida, indeterminata e perciò spesso accogliente verso ogni tipo di 'verità' devitalizzata... Dobbiamo, quindi, evitare di perdere di vista il fatto che il dialogo non ha senso né legittimità se non in ragione di un rapporto di maggiore fedeltà alla verità ricercata e al bene oggettivo, cioè la dignità della persona che si manifesta precisamente in questa ricerca della verità. Non ci sono su Dio verità incoerenti tra di loro. Non c'è che una verità che deve essere ricercata, raggiunta e proclamata: Gesù Cristo. Il secondo pericolo è quello di un sincretismo falsamente gioioso che deriva esattamente dalla nostra mancanza di fede in Dio. Se siamo davvero nelle mani di Dio, possiamo essere ottimisti per l'ecumenismo; se questo non registra in modo sufficiente passi in avanti, è perché il nostro peccato è ancora grande e la nostra fede troppo tiepida".

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