Umiltà

di Danilo Quinto
“La prima forma di umiltà consiste nello stimare il proprio fratello più intelligente di se stessi e in tutto superiore a se stessi, e in poche parole, come disse quel santo, nel “mettersi al di sotto di tutti”. La seconda forma di umiltà consiste nell’attribuire a Dio tutto ciò che realizziamo di buono. Questa
è la perfetta umiltà dei santi: essa nasce naturalmente nell’anima attraverso la pratica dei comandamenti. Come, infatti, quando gli alberi sono carichi di frutta, i frutti fanno piegare e trascinano verso il basso i rami, mentre i rami che non portano frutto si innalzano diritti verso l’alto – e ci sono alberi che, finché i loro rami s’innalzano verso l’alto, non portano frutto, ma se si prende una pietra e la si appende ai loro rami per trascinarli verso il basso, allora danno frutto – così avviene anche nell’anima: quando si umilia, porta frutto; e quanto più porta frutto, tanto più si umilia. Quanto più infatti i santi si avvicinano a Dio, tanto più si considerano peccatori.” Così ha lasciato scritto Doroteo di Gaza, Insegnamenti 2,33 (Monaco di Gaza e scrittore ascetico del VI secolo. Nacque ad Antiochia all'inizio del VI sec. da famiglia benestante e veramente cristiana. L'unica passione della sua gioventù fu quella per lo studio. Verso il 525 decise di abbracciare la vita religiosa ed entrò nel monastero fondato e diretto dall'abate Seridos nei pressi di Gaza dove si trovavano i celebri Barsanufio e Giovanni il Profeta, grandi maestri di vita spirituale. Verso il 540, dopo la reclusione totale di Barsanufio e il trapasso dell'abate Seridos e di Giovanni il Profeta, Doroteo lasciò il monastero e poco dopo ne fondò un altro tra Gaza e Maiuma, ove trascorse il resto della vita).

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