Malignità occasionale: Oh, signora, che piacere fare la sua conoscenza!

di Emilio Biagini
Primo quadro. Un caruggio del centro storico nella Superba città di Mezastrassa.
UNA MONDANA – Vegni chi, battùsu, vamme a cattà ‘sta meixinn-a. (trad.: Vieni qui, monello, vammi a comprare questa medicina.)
RAGAZZINO – Sübito, scignua. (trad.: Subito, signora.)
(Il ragazzino, o battùsu che dir si voglia, va a fare la commissione.)
Secondo quadro. Dieci anni dopo, in un decoroso quartiere di periferia nella Superba città di Mezastrassa, un po’ meno superba dopo la lunga cura di “decrescita
felice” dell’illuminato e aristocratico sindaco.
IL SIGNOR FELICETTI – Buon giorno, signora, permetta che le presenti mia moglie.
LA MADRE DEL RAGAZZINO DI CUI SOPRA – Molto lieta. Gustin, vegni a cunusce i scignuri Felicetti.
RAGAZZINO (un bel po’ cresciuto) – Piacere, signor Felicetti.
IL SIGNOR FELICETTI – E questa è mia moglie.
RAGAZZINO – Urp! Pia... piaaceeere, signoooora.
(I Felicetti si congedano.)
RAGAZZINO – Ma mama-a, quella a l’ea a bagascia ca me mandava a piggiaghe e meixinn-e.
LA MADRE DEL RAGAZZINO DI CUI SOPRA – Sittu, pe’ caitè! Nu te fa’ sentì mancu dall’aia. Nu ti vuriè türbà na famiggia esemplare...

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