Il diario della peste

di Laura Prinetti

Nathaniel Delaney è direttore responsabile del quotidiano locale di una cittadina in Canada. Ama dire e scrivere la verità, questo è il problema. Ama la cultura, la lettura dei classici, il racconto a voce alta ai suoi bambini. Altro problema. E quando inizia a scrivere articoli “scomodi”, troppo lontani dal politicamente corretto, sono guai.

Ne sono rimaste poche in tutto l’Occidente, di persone come lui, con il coraggio di pensare con la propria testa, di non accettare acriticamente tutto ciò che una certa scuola vuole inculcare ai figli. Vede lievitare una società guidata dal pensiero unico, all’apparenza formalmente lineare, in realtà totalitaria, decisa a eliminare tutto ciò che non si conforma. E non gli va. Dell’uomo intriso di ideologie dice: “Ascoltiamo senza intendere, guardiamo senza vedere”. Siamo ancora in grado di un pensiero libero? O stiamo abbracciando la comodità dell’omologazione? Davvero “qui ti uccidono il cuore”? La lettura, soprattutto dei classici e dei fantasy, ha nel romanzo un ruolo salvifico. Perché allena a discernere il bene dal male, a desiderare di lottare fino all’ultimo. E poi l’amicizia, i legami in famiglia, il silenzio. Romanzo distopico o realtà di oggi? Valuterà il lettore. 

Megliounlibro, marzo 2021



 

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