Verso la butchocrazia

di Rodolfo De Bonis
Visto che ci prepariamo a vivere sotto il tallone dell’omo-stalinismo, è il caso che cominciamo a conoscere le tipologie psicologiche della nuova razza padrona. In particolare, parleremo qui delle lesbiche di tipo butch. In italiano la sottospecie veniva nominata un tempo grossolanamente «lesbica camionista», ma loro stesse, a quanto pare di capire, preferiscono la più esatta espressione «butch»: termine inglese che si può usare sia come aggettivo che come sostantivo, che sta a significare «maschiaccio». Butch è un nome proprio di persona che in inglese suona particolarmente maschile, forse per la sua assonananza con butcher, «macellaio». Le lesbiche butch sono quelle che sembrano in tutto e per tutto dei maschi: portano i capelli cortissimi, hanno modi spicci, è impossibile vederle in
gonna (spesso, invece, vestono gilet o magliette che lasciano scoperte le braccia). Bandana, tatuaggi, accessori in pelle e spesse volte anche una bella motocicletta (Harley Davidson, Ducati) possono incorrere nel look della giovane butch.
 
Classici esempi di lesbiche di tipo butc
Riconosciute per lungo tempo come lesbiche stereotipate (non esitano a definirsi dyke, parola un tempo dispregiativa per definire la donna omosessuale) e quindi considerate forse dannose alla causa - come possono essere, per esempio, gli omosessuali maschi molto effeminati - solo recentemente hanno formato gruppi che rivendicano apertamente la loro identità.
Manifestazione delle butch ad una parata gay
La butch infatti vive di solito a contatto con la lesbica di tipo «femme», cioè la lipstick lesbian, lesbica con il rossetto: le donne omosessuali che invece appaiono più femminili. Le coppie omosessuali femminili, che sono assai più stabili di quelle maschili, spesso si strutturano in butch/femme. Un «uomo» e una «donna», in quella che non possiamo esimerci dal percepire essere una assurda parodia della famiglia naturale - la polarizzazione para-sessuale della coppia («pseudo-maschio» e «pseudo-femmina») è qui molto più evidente che nelle coppie omosessuali maschili.

coppie lesbiche butch/femme

Alcuni psichiatri, come l’americano Richard Fitzgibbons, spiegano il lesbismo come una disfunzione della dinamica familiare esperita dal soggetto femmina in tenera età. «Un grande numero di donne che viene coinvolta in relazioni dello stesso sesso hanno avuto padri che erano insensibili, alcolizzati, o violenti. Queste donne, come risultato di una infanzia e di una adolescenza dolorose, hanno buone ragione per sentirsi vulnerabili nei confronti degli uomini. Le donne che sono state abusate sessualmente o violentate da bambine o adolescenti possono trovare difficile o perfino impossibile fidarsi degli uomini. Esse possono, quindi cercare in una donna affetto e soddisfazione di desideri sessuali»1. Una madre debole (perché depressa, alcolizzata, o di carattere cedevole) o oggetto di violenza da parte del padre induce la bambina a volersi identificare con il maschio: «essere donna è pericoloso» è il pensiero profondo ma anche patente della ragazzina, secondo la sintesi della psicanalista americano Joseph Nicolosi2. I casi butch, pare di capire, sono semplicemente i casi più estremi di questa costellazione familiare. Dietro ad ogni lesbica maschiaccio, potrebbe esserci un padre picchiatore, o una madre o troppo debole, o troppo cattiva, la cui figura è impossibile prendere a modello. Gli studiosi Kenneth Zucker and Susan Bradley nel saggio Gender Identity Disorder and Psychosexual Problems in Children and Adolescents notano come infatti la psiche lesbica sia «preoccupata dal potere, dall’aggressione e da fantasie di protezione». Queste fantasie hanno, ovviamente, un lato oscuro. Da adulte queste donne divengono molto facilmente coinvolte in attività sessuali sadomasochistiche dove intercorrono indumenti in pelle, concetti di «dominazione» e così via. La ragazza non è riuscita a produrre una soddisfacente identificazione con il vero oggetto d’amore dello stesso sesso - sua madre - ospiterà rabbia repressa contro l’unica cosa che davvero ama, perché da una parte la desidera, ma dall’altra è stata ferita da essa. Il sadomasochismo, quindi, è molto comune nelle comunità lesbica. La psicologa attivista gay Carol Brockmon (nomen omen), lo scrive: «non ricordo il momento esatto in cui ho cominciato a notare che molte delle nostre pubblicazioni lesbiche, antologie erotiche, conferenze e libri stavano riferendosi al sadomasochismo con approvazione e in modo eroticamente positivo. Improvvisamente, sembrava, il sadomasochismo era divenuto mainstream, perfino celebrato, particolarmente dalle lesbiche più giovani. Fruste, catene e giochi con ruoli servo-padrone non ci sconvolgevano più come facevano un tempo… Invece che sfidare il sadomasochismo, davvero molte lesbiche ora lo abbracciano come glamour e alla moda, un modo di essere “sessualmente-positivi” e “frocia-alla-faccia-tua”»3. Il rapporto di coppia tra una butch e una femme è parimenti al limite della psicopatologia. Nicolosi parla di «idolatria relazionale». La psicoterapeuta Sigler-Smalz, una ex-lesbica, descrive nel dettaglio: «le relazioni femminili si appoggiano nell’esclusione sociale piuttosto che nell’inclusione, e non è raro per le coppie lesbiche di ridurre gradualmente i contatti con membri della famiglia e con amici precedenti. Questo arretramento graduale serve ad assicurare il controllo, e protegge contro la separatezza e contro le minacce percepite al loro fragile legame… Il motore nella relazione lesbica è il deficit emozionale e di crescita, e questo deficit non è in genere sessualizzato nello stesso grado visibile nell’omosessualità maschile. Per la femmina omosessuale, l’ “attrazione emotiva” gioca un ruolo più critico rispetto all’attrazione sessuale… Queste relazioni sembrano capaci di grande attaccamento. Ma, guardando bene, si rivelano comportamenti che indicano un legame fragile pieno di angoscia ed ansietà (...) Mentre i rapporti lesbici paiono essere più lunghi di quelli maschili omosessuali, essi tendono ad essere caricati di intensità emotiva e tenuti insieme dalla colla della gelosia, una ultra-possessività e vari altri comportamente manipolativi. Durante il corso della relazione, gli “alti” sono davvero “alti”, e i conflitti estremi. Eccessivo tempo insieme, telefonate continue, scambio di regali sproporzionato, convivenza immediata e comunione dei beni, sono alcuni dei modi per difendersi dalla separatezza. In queste relazioni, vediamo la contraffazione di un attaccamento sano (...) c’è spesso una grande disperazione nell’attrazione emotiva nelle donne che combattono con il lesbismo»4 .
Ora, per fare degli esempi fotografici, prendiamo il celebre caso di Giuseppina La Delfa.

Giuseppina La Delfa, attivista delle Famiglie Arcobaleno
Oriunda di ritorno in Italia (una famiglia di siciliani immigrati in Francia), professoressa di francese ad Avellino e collaboratrice assidua dell’Huffington Post, la La Delfa con la sua «moglie» guida saldamente l’Associazione chiamata «Famiglie Arcobaleno». Si tratta di una organizzazione che promuove in Italia la genitorialità omossessuale, talvolta suggerendo l’uso di uteri in affitto (da loro chiamati con l’eufemismo «gestazioni di sostegno»), certamente incurante del fatto che si tratta, per la Legge 40, di un reato punito - semmai qualche magistrato facesse davvero il suo lavoro - con anni di carcere e milioni di euro di multa.

la La Delfa e «famiglia» ad una manifestazione dei genitori omosessuali
La La Delfa e la sua compagna hanno due «figli»: un bambino e una bambina avuti facendosi inseminare artificialmente con lo sperma degli studenti in medicina di un ospedale belga.
La «famiglia» La Delfa in compagnia di Vladimir Luxuria
La «coppia» si è «sposata» finalmente lo scorso autunno, in Francia. Sul Corriere della Sera, foglio periferico dell’omocrazia globale, abbiamo visto le foto del «matrimonio», con tanto di articolo epico a base di fiori d’arancio: «la Bmw blu ricoperta di fiori arriva strombazzando davanti al municipio di Tourcoing, uno splendido edificio in stile Napoleone III. Tanto rumore è giustificato. Questo non è un matrimonio come gli altri. Lo testimonia il sole che, in pieno ottobre, fa capolino a salutare le spose: Giuseppina La Delfa e Raphaelle Hoedts, 32 anni insieme, sempre controcorrente. Una vita felice ma difficile, come la definiscono loro stesse, sognando questo momento (...) Giuseppina sfiora le labbra di Raphaelle che si è vestita vezzosamente da sposa ed è raggiante. Si entra in municipio. Celebra le nozze Thérèse Kozlowski, assessora e amica dei La Delfa da decenni: “Abbiamo fatto molta strada per arrivare qui”. “E ora vi dichiaro moglie e moglie”. In molti tirano fuori i fazzoletti, piangono come se fosse il giorno della liberazione».5

il «matrimonio» francese della La Delfa
Visto questo appassionante album di lesbismo nostrano, possiamo cominciare a porci domande più serie. Quanto pericoloso è avvicinare al potere decisionale persone che vivono lo stato di prostrazione psicologica descritta dagli psicoanalisti come Nicolosi? Si è tanto scritto di Hitler: le botte ricevute da bambino lo avrebbero trasformato nel dittatore-mostro che conosciamo, con conseguente immane strage di vite umane. Tanti psicologi si sono addentrati in questo caso, servendosi per lo più del saggio Un bambino viene battuto, scritto sulla genesi della personalità masochista compilato da Sigmund Freud nel 1919. Hitler, almeno, il suo disastro famigliare lo teneva nascosto: il popolo tedesco non poteva leggergli in faccia le botte del padre, le sofferenze della madre, e neppure la morbosa passione in età adulta per la nipotina Geli. Il fallimento familiare, e le turbe che ne conseguono, sono invece del tutto evidente nelle lesbiche butch. La loro patologia - che deriva da una rovina ancora più grande - ci è anzi boriosamente buttata in faccia. Che decisioni può prendere una lesbica butch al potere? Perché se al potere vanno gli LBGTQ (qualcuno vuole comprare una vocale?), le lesbiche avranno la loro fetta. E tra le lesbiche, comanderanno quindi le butch? Quale destino per il mondo sotto il tallone della butchocrazia?
Nell’attesa di rispondere a questo mortale quesito, rallegriamoci con il documento Linee guida per un'informazione rispettosa delle persone LGBT, nuovo vademecum ministeriale per i giornalisti che toccano temi legati alla sfera omosessuale, presentato lo scorso mese. Nel testo si dà l’ammonimento finale a quei giornalisti che, come ha scritto Massimo Introvigne, «non si piegheranno ai diktat dell'UNAR violeranno le norme deontologiche, per cui la denuncia all'Ordine dei Giornalisti è dietro l'angolo». Il documento esce dall’UNAR, l'Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali del Ministero delle Pari Opportunità. Il ministero, dalla cacciata di Josefa Idem che non pagava l’IMU, è affidato alla viceministro del lavoro e delle politiche sociali Maria Cecilia Guerra, PD, molto in sintonia con le organizzazioni gay: la sua ultima apertura, in prima pagina sul Corriere della Sera del 9 gennaio, è per l’adozione dei minori alle coppie gay. I cinesi dicono yī huà shèng qiān yán: un’immagine vale mille parole. Bene, questa qui sotto è Maria Cecilia Guerra.

Su di un’altra virginale vecchia conoscenza della politica democristiana, invece, sospendiamo il giudizio, ma diamo comunque una sbirciatina alla foto.

4 commenti:

Eva ha detto...

Fai ridere 'caro' Don Camillo.. ormai anche la psichiatria e le scienze sociali hanno ampiamente dimostrato che questo genere di identità lesbica è perfettamente scevra da patologia e anzi, storicamente è grazie alla loro estrema visibilità (delle camioniste come le definisci tu)che noi lesbiche e gay moderni abbiamo potuto iniziare a parlare di diritti, di orgoglio gay e sputare in faccia ai vecchi ignoranti come te. Vergognati di parlare di 'ridicola parodia della famiglia naturale', non è una parodia,è come queste persone si sentono DENTRO,e le loro famiglie sono infinitamente + felici e realizzate delle vostre,brutti bigotti che non so neanche come definire. Vergognati di sputare sentenze su chi ha messo in gioco la propria vita,e talvolta l'ha persa,subendo stupri da parte di poliziotti e arresti in piena notte ,solo perchè chiedevano il diritto di esprimere se stesse.. fai PENA

La Voce di don Camillo ha detto...

Gentile Eva, anche la trasmissione Mistero su Italia 1 ha ampiamente dimostrato, con tanto di filmato, che esistono gli gnomi che girano per la foresta con un'accetta in mano.

Mario ha detto...

Cara Eva, cioè, caro "Evo",

mi spiace tutto questo malanimo che hai, mi spiace che ci vuoi sputare in faccia, ti assicuriamo che a noi fa anche un po' schifo. considerando i tuoi gusti e la quantità di malattie che girano negli ambienti omosessuali. Certo, i più infettati di ogni sorta di batterio venereo (le STD) sono i gay maschi (statistiche, non opinioni omofobe), ma negli ulti anni voi lesbiche vi siete fatte "gayzzare", vi comportare come degli omosessuali maschi, promiscuità da locale notturno e continui tradimenti inclusi, quindi qualche malattia potresti avercela anche tu, cara Eva("Evo").
Da come scrivi si capisce che sei giovane, quindi realizza che hai due strade davanti a te: la prima, è di salvarti e diventare normale, avere un giorno al tuo fianco un uomo che ti ama, ti protegge, ti mette incinta, un uomo che indissolubilmente curerà te e la vostra prole fino a che avrà respiro. La seconda strada invece prevede davanti a te tanti, tantissimi anni di sofferenze. Ma non quelle degli omofobi o di quei sempliciotti che a vedere il tuo aspetto mascolino si schifano. No, le sofferenze saranno solo le tue, perché tutti i rapporti che avrai - compreso quello della monogamia lesbica - sarà condito di gelosie, sospetti, di forzature psicologiche che ti dissoceranno dalla famiglia, dagli amici, dal mondo. E non per colpa loro, ma per colpa della malattia mentale di cui sei vittima, e di cui - ti assicuriamo - non sei colpevole. La colpa ce l'ha forse tua madre che non ti ha amata, forse tuo padre che le dava le botte, non lo so: ma la colpa comunque non è tua, ma della disconnessione di affetto che hai subito da bambina. Non pensare di essere speciale: la distruzione della famiglia in corso ha creato tanti altri come te, magari non reagiscono diventano omosessuali, ma si ammazzano con l'alcool, l'eroina, gli psicofarmaci, e chissà cos'altro. Le famiglie che tu sostieni essere "infinitamente + felici e realizzate" delle nostre, sono in realtà fabbriche di mostri peggio della tua stessa famiglia. Tu invece che fermare questo scempio, e porgere l'altra guancia rispetto alla dose di merda che ti è stata assegnata con la tua famiglia disfunzionale, produrrai a tua volta un altro bambino psicopatico, cresciuto senza riferimenti, con all'orizzonte solo una o due mamme lesbiche strapiene di rabbia - ricorderai certo il caso in Sudafrica, quando un bambino di una coppia lesbica fu ucciso di botte dalla compagna della madre che voleva essere chiamata "Papà". Avrai capito, cara Eva, che quella che non ha capito nulla - di sè, soprattutto - sei tu. Sei un problema vero non solo per te stessa ma per il futuro dell'umanità: un'altra ondata di persone disturbate come te porteranno per forza di cose la società al caos. Noi ti perdoniamo per i tuoi sputi, e ti tendiamo la mano. Davvero. Eva, puoi guarire. Esci da questo incubo. Forse sarà tremendo all'inizio, ma poi fidati che sarà per te una liberazione. Guarda Anne Heche. Guarda tante altre che ce l'hanno fatta. Sii donna davvero. Sii madre davvero. Sii una persona umana nell'equilibrio di quello che la natura - non la tua infanzia disfunzionale! - ha stabilito per te. Sii con la natura. Sii te stessa, che sei donna preposta a generare secondo natura è scritto in ogni cellula del tuo corpo. Sii sincera con il tuo essere. Sii vera! Noi ti vogliamo bene.

eva ha detto...

Ciao, sono quella che hai apostrofato simpaticamente'Evo' ;)
Beh, a parte che hai toppato clamorosamente perchè,per strano che possa sembrarti, sono una donna di trent anni molto femminile nell'aspetto, ed anche nei comportamenti; una di quelle che insomma voi segaioli fermate di solito x strada con scuse patetiche, ti suona familiare ? Ma se pure non lo fossi, ti diro', non mi cambierebbe nulla, ne sarei ugualmente fiera. Mi hai dato della disturbata, mi hai detto che ho avuto un'infanzia ed una famiglia disfunzionale, ma mi viene da ridere perchè nulla di tutto questo è vero.. Ho anzi la mamma piu' dolce del mondo, che dopo un'iniziale periodo di difficolta', ha accettato pienamente la mia natura , nonchè la mia compagna, che è bella, gentile, alta, bionda,e sì, un bel po' 'butch' ;) buon per me, perchè le trovo sexy da morire!
L'unica cosa di cui mi dispiace è cio' che hai scritto su La Delfa, tu ad una persona del genere non saresti degno neanche di stringere la mano. Chi avrebbe bisogno di un buon periodo di psico terapia non sono io, ma tu, Don Camillo, perchè la tua mente pullula di pregiudizi, pruderie ridicole e tanto, tantissimo odio.
Eva

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