Un caffè in riva al mare

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dei coniugi Biagini
Questi saggi di filosofia e teologia, pubblicati in un agile libretto con la prefazione di Sua Eminenza Card. Raymond Leo Burke, celano sotto lo stile brioso e leggero, appunto da chiacchierata sorseggiando un buon caffè in riva al mare, una matura riflessione sulla natura della Fede e sulle deleterie idee che oggi l’insidiano.
Anzitutto la teologia ha bisogno di buona metafisica, che imposti in modo impeccabile il problema dell’essere, sulla scia del grande e insostituibile San Tommaso d’Aquino, per sfuggire al disastro della filosofia moderna che pretende di
“dimostrare” l’essere attraverso la percezione, la ragione, il pensiero, cioè mediante processi mentali puramente umani, perdendosi in astrazioni che non conducono da nessuna parte fino a sfociale nella palude relativistica. L’Ente, al contrario, si regge senza bisogno di percezione o dimostrazione: è il classico caso in cui si applica la massima: credo ut intelligam.
Il problema dei problemi che l’autore affronta è la grande questione teologica dell’origine del male, il cui nucleo centrale è il rapporto tra l’agire divino e l’agire umano, egregiamente risolto dall’Aquinate. La volontà e la grazia divina causano l’atto di libero arbitrio della nostra volontà che ci permette di raggiungere la salvezza, senza togliere al nostro atto volontarietà, libertà, responsabilità e merito. Al contrario, il gesuita spagnolo Luis Molina riduceva l’atto umano alla conseguenza di una causa, mettendo in pericolo il libero arbitrio, per salvare il quale egli escogitò la cervellotica “scienza media” che dovrebbe permettere a Dio di prevedere i casi in cui il libero arbitrio consentirà all’azione della grazia. Dopo lungo dibattere, la soluzione domenicana di San Tommaso prevalse sulla soluzione gesuitica del problema. E così possiamo concludere che mentre Dio, Causa incausata, è il Creatore assoluto, all’uomo è permesso di essere creatore del suo bene e del suo male.
Purtroppo, con la barbarie della modernità, si è diffusa la convinzione che l’esistenza di Dio impedisca la libertà umana, la quale scaturirebbe invece dall’intimo dell’uomo: si tende quindi ad oscurare il vincolo della libertà con la Verità, così che la dimenticanza di Dio estingue la luce. In nostro aiuto viene la Santissima Vergine, che tuttavia – occorre aggiungere – purtroppo non è sempre obbedita con la necessaria fedeltà: basti pensare quanti ostacoli sono stati frapposti dalla gerarchia ai messaggi di Fatima e di Medjugorje. Settant’anni ha dovuto attendere la consacrazione della Russia al Cuore immacolato di Maria mentre il comunismo dilagava. In compenso la Chiesa tende a presentarsi come un’organizzazione caritativa, dimentica della missione di apostolato e dei Quattro Novissimi, mentre la falsa carità, che benedice indiscriminatamente tutto, serve solo ad ottenere l’applauso del mondo luciferino ma non converte nessuno.
Non vi è libertà senza legge, e la pienezza della legge è in Cristo. Il mondo odierno si affanna ad accumulare leggi su leggi contrarie alla Verità cristiana, e quindi contrarie alla natura e alla vita: vere leggi tanatofile per una società in disfacimento. Ma un conto sono le leggi dei Cesari e un altro quella di Cristo, alla quale bisogna obbedire anche a costo di sfidare le leggi anticristiche. La vita eterna non è infatti un regalo scontato, che si ottiene mediante certi riti, ma si consegue combattendo.
Un posto fondamentale nell’affermare la Verità è quello dell’arte. Infatti – vorrei aggiungere – non per niente le invasioni risorgimentali si preoccuparono di distruggere e devitalizzare quanta più arte sacra poterono, fino a riempire di sale (dico sale, salgemma, NaCl) le chiese delle provincie conquistate al preciso scopo di rovinarne gli affreschi. L’opera sacrilega fu completata dal furto sistematico di opere d’arte sacra da smembrare e vendere all’estero, oppure dal loro rastrellamento per essere rinchiuse nei musei come povere cose morte.
Spaventose furono poi le devastazioni di arte sacra nell’URSS e nei paesi satelliti. Ciononostante l’amore per le sacre icone si è conservato, e la Russia rappresenta oggi un faro di fede e un vero difensore della cristianità. Opportunamente l’autore ricorda le stupende opere di Andrej Rublëv e le deliberazioni dei Concilio dei Cento Capitoli in Russia relative alle icone, il cui linguaggio ha dignità pari alla Sacra Scrittura (vedi la Teologia dell’icona, di Leonid Uspenskj). La musica poi (quella vera) ha perfino un potere esorcistico, come dimostra l’effetto della cetra di Davide nel placare lo spirito di Saul, fugando il demonio che lo tormentava.
Il denso ragionamento di Battisti è intessuto e sostenuto da dotte citazioni di santi, papi e teologi, da San Paolo, Sant’Ambrogio e Sant’Agostino a San Bonaventura da Bagnoregio e San Tommaso d’Aquino. Incontriamo pure i sacrosanti ammonimenti del Sommo Poeta Dante Alighieri, come pure la sapienza del conte Joseph de Maistre, del Venerabile Pio XII e di San Giovanni Paolo II, Antonio Livi, Cornelio Fabro, Romano Guardini, Padre Francesco Cavalcoli, e soprattutto del Padre Tomaš Týn, e anche del grande giurista Francesco Carnelutti.
La postfazione di Grazia e Maurizio Ragazzi sottolinea la satanica perversione del linguaggio al servizio delle infami leggi dello sfacelo anticristico: il verbicidio (vedi C.S. Lewis), ed auspica l’insorgenza contro tale genere di leggi, che suscitano per fortuna opposizione anche negli ambienti apparentemente più improbabili. Così veniamo a sapere che oltre trecento funzionari della Banca Mondiale, del Fondo Monetario Internazionale e di altre organizzazioni notoriamente favorevoli all’aborto, al famigerato gender e ad consimili crimini contro l’umanità, firmarono una lettera di benvenuto a Benedetto XVI, in occasione del suo viaggio negli Stati Uniti, plaudendo alla sua iniziativa in favore della dignità umana, della famiglia naturale e contro l’aborto (di certo questa lettera di benvenuto non avrà reso più facile la carriera dei coraggiosi firmatari).
Intercalati in mezzo a problemi così ardui e seri, trattati con notevole capacità di sintesi, come fossero tazzine di caffè concentrato, ecco, “per sorridere un po’”, due raccontini dialogati di certi coniugi Biagini, famigerati scrittori satirici, che sembrano essere stati inclusi proprio per castigare ridendo i mores di un clero ben lontano dalla sana teologia di questo libretto e ormai a quanto pare avviato a fare tutto il possibile per favorire l’avvento dell’anticristo.

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