Salirò all'altare di Dio. Recensione di Cristina Siccardi

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di Cristina Siccardi
Salirò all’altare di Dio. Principi di Sacra Liturgia – di Don Marino Neri – In questo testo-compendio, l’autore spiega in maniera chiara e precisa il concetto di Liturgia cattolica, definita, in sintesi, come «l’opera di Dio attraverso la Chiesa». La Liturgia è la linfa della Fede, è il suo indispensabile nutrimento, senza di essa il credo inaridisce e spesso si dissolve in fugaci sentimentalismi religiosi o, peggio, emozionali.

«[…] poiché la Sacra Liturgia, specie negli ultimi 60 anni, non solo è stato oggetto di attenzioni e di studi approfonditi, ma anche di profondi mutamenti non sempre ben riusciti, non
sembra inopportuno fermarsi a riflettere sui suoi principi, sulle sue regole, sulle sue caratteristiche irrinunciabili che la costituiscono come tale e la rendono dunque efficace secondo la sua finalità […]»; ed è proprio questo il grande pregio del libro di Don Marino Neri, Salirò all’altare di Dio. Principi di Sacra Liturgia, pubblicato da Fede & Cultura nella collana «I libri del ritorno all’ordine», diretta da Alessandro Gnocchi e Mario Palmaro. Infatti, in questo testo-compendio, l’autore spiega in maniera chiara e precisa il concetto di Liturgia cattolica, definita, in sintesi, come «l’opera di Dio attraverso la Chiesa». Con profondità analitica, così la esprimeva l’allora Abate di San Paolo fuori le mura Ildefonso Schuster, poi Arcivescovo di Milano e Cardinale, proclamato beato nel 1996:

«La sacra Liturgia, nel suo più ampio significato, ha per oggetto la civiltà religiosa e sovrannaturale del Cristianesimo nelle sue varie manifestazioni sacramentarie, eucologiche, rituali, letterarie ed artistiche, abbracciando così, come in una vasta sintesi, quanto di più sublime è stato ideato al mondo, per afferrare ed esprimere l’indescrittibile e il divino. […] Anzi, non si potrebbe neppur parlare d’una origine puramente naturale e umana, sia perché l’elemento dogmatico del Cristianesimo proviene da diretta e positiva rivelazione divina, sia ancora perché la vita e l’attività stessa della Chiesa derivano dallo Spirito di Gesù, che vive ed opera in lei. Trattasi adunque di un poema sacro, al quale veramente hanno posto mano e cielo e terra, e in cui l’umanità redenta nel Sangue dell’Agnello senza macchia, sulle ali dello spirito, si libra a volo altissimo, spingendosi sin presso al trono di Dio. […] Si può anzi dire che la stessa fonte della santità della Chiesa è tutta compresa nella sua Liturgia, cosicché senza i divini Sacramenti, la passione del Salvatore, nella presente economia istituita da Dio, non avrebbe su di noi alcuna efficacia, per mancanza di istrumenti atti a trasmettercene i tesori» (p. 13).

Questi concetti, oggi, sembrano non più interessare molti sacerdoti creativi che soggettivamente interpretano il Sacro rito, compiendo abusi veri e propri, se non profanazioni. Valga un esempio recente fra i molteplici che quotidianamente avvengono nelle nostre chiese: in una parrocchia torinese, quando la Juventus ha perso quest’anno la Champions League, il parroco, nell’alzare il calice  per la consacrazione ha affermato: «Peccato che non posso alzare la coppa dei campioni». Questo sacerdote sapeva quello che faceva e che diceva? Era consapevole del suo ruolo? Era in sé o fuori di sé? Forse leggesse le pagine de Salirò all’altare di Dio avrebbe modo di riscoprire che cos’è la Santa Messa (con ogni probabilità in Seminario non gli hanno trasmesso il vero significato del Santo Sacrificio) e, forse, si pentirebbe di quel gesto, di quelle parole, di quella profanazione pubblica. Una cosa va detta per inciso ed è una cruda realtà: il Vetus ordo impedisce abusi ed esternazioni di questo genere a motivo del suo rigore sacrale, del ritmo cadenzato dei vari passaggi liturgici, della “legge” divina intrinseca al Rito romano antico;  mentre il Novus ordo agevola moltissimo il soggettivismo. Nel Vetus ordo il protagonista è Cristo, nel Novus ordo è il prete.

L’autore del compendio reputa che la più completa e sintetica definizione di Sacra Liturgia sia stata scritta da papa Pio XII, che il 20 novembre 1947, al fine di arginare alcune tendenze archeologistiche e novatrici del Movimento Liturgico, scrisse l’enciclica Mediator Dei et hominum dedicata esclusivamente alla Liturgia nei suoi diversi aspetti, costitutivi, spirituali, dogmatici, pastorali, artistici. Leggiamo nell’Introduzione:

«La sacra liturgia è pertanto il culto pubblico che il nostro Redentore rende al Padre, come Capo della Chiesa, ed è il culto che la società dei fedeli rende al suo Capo e, per mezzo di Lui, all’Eterno Padre: è, per dirla in breve, il culto integrale del Corpo mistico di Gesù Cristo, cioè del Capo e delle sue membra. L’azione liturgica ha inizio con la fondazione stessa della Chiesa» (p. 14).

Nella Mediator Dei ogni dubbio teologico-liturgico viene fugato e l’azione del Rito Romano viene indicato nella corretta e imprescindibile forma e direzione: va dalla Chiesa al Padre per mezzo di Gesù Cristo e dai fedeli al capo del Corpo Mistico che è Gesù Cristo. Un solo Rito con una sola lingua sacra, il latino, dove le anime, dalle Americhe all’Oceania, dagli eschimesi agli africani, si raccolgono in un linguaggio universale intorno all’Altare dove il Sommo Sacerdote, l’Agnello Gesù, torna ogni volta, grazie all’intervento del sacerdote, a rinnovare il proprio Calvario e il proprio Sacrificio per la salvezza di ciascuno. È la Chiesa che prega unita in un cuor solo ed un’anima sola… è la Chiesa che proprio nella Liturgia realizza anche la santificazione personale, come spiega bene Sant’Ireneo di Lione: «Infatti la gloria di Dio è l’uomo vivente, e la vita dell’uomo consiste nella visione di Dio» (p. 18); aggiunge Don Marino Neri: «l’uomo si santifica nella misura in cui impara a vivere per la gloria di Dio e viceversa rende a Lui gloria nel momento in cui si sforza ogni giorno di realizzare la propria santificazione, sostenuto dalla Grazia, in vista dell’Eternità» (p. 19).

Il testo ricorda tre figure particolari che sono state fondamentali per esprimere al meglio il significato della vera Liturgia e che hanno bandito ogni tipo di surrogato: Dom Guéranger, San Pio X e lo stesso Pio XII. Assistere al Santo Sacrificio con il Vetus ordo è essere coinvolti in anima e in corpo all’Evento Sacro della Transustanziazione. Il prezioso libro di Don Marino Neri ci aiuta a comprendere le ragioni di questo miracoloso Evento, al quale potremo così assistere con maggior coscienza. La Liturgia è la linfa della Fede, è il suo indispensabile nutrimento, senza di essa il credo inaridisce e spesso si dissolve in fugaci sentimentalismi religiosi o, peggio, emozionali.

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