L'armonia in terra è fatta dal Cielo

di Fabio Trevisan
“L’armonia in terra è fatta dal Cielo e ci fa per il Cielo, promessa e preghiera, un piccolo canto per tenerci indomiti, una musica terrena che l’aria magnifica”.

Questi straordinari versi appartengono ad un saggista, romanziere e poeta contemporaneo statunitense, Wendell Berry, tradotto in italiano per le Edizioni LEF dall’amico Giannozzo Pucci, che ha curato pure dello stesso scrittore il cosiddetto “Manifesto del contadino impazzito”.
Nei Versi del Sabato (tradotti dall’encomiabile Annalisa Teggi) si può ancora leggere: Sedersi a guardare foglie calde di luce può indurci a vedere … a quale latente speranza stare
fedeli: il convivio benedetto del Creato che cantò all’alba del settimo giorno, quando lo sguardo radioso del Fattore fece radiosa ogni cosa che guardò, e ogni cosa Lui vide era colma di pura letizia e vita e luce. Per mantenere questo sguardo contemplativo sul creato Wendell Berry ha preferito ritirarsi nelle campagne del Kentucky dove può testimoniare , con il pensiero e con la vita, quello che nel Manifesto sopra menzionato chiama la pratica della resurrezione. Berry ci insegna sorridendo, con le sue stesse parole, ad amare la vita, ad amare la terra ed a contare su quello che si ha rimanendo poveri. Se l’armonia in terra non è fatta da noi ma ci è stata consegnata dal Creatore, non dobbiamo farci che per il Cielo a cui siamo chiamati. Non possiamo non corrispondere al convivio benedetto del Creato che attraverso un piccolo canto, il nostro modesto contributo, la nostra musica terrena che l’aria magnifica. Nella vita contadina, ci richiama ancora sorprendentemente Wendell Berry, è possibile sentire ancora la campana che richiama ad un tempo e ad una tradizione; è possibile, sempre con le parole dell’Autore, possedere un inventario di meraviglie e beni non venali … andare in pellegrinaggio oltre un vecchio confine recintato … lasciare la litania del lavoro e venire in questo luogo di quiete dove una musica increspa lo stagno e dalle alte regioni del cielo sentire cadere note di grazia indicibile. Un inno celestiale alla vita contadina, dimenticando il duro lavoro dei campi? Nient’affatto. Berry è ben consapevole di non dover fare l’apologetica patinata ed oleografica del contadino, come in questi altri splendidi versi: “E’ duro tornare dopo il riposo del Sabato al lavoro di una vita nei campi, eppure siamo lieti tornando, meno oppressi perché benedetti dalla visione dell’opera dell’umano sudore: un’armonia di foreste e filari, il mondo come ci fu donato da un puro gesto d’amore, quel mondo dall’amore e nel lavoro amorevole svelato nel modo in cui lo vedono i nostri figli e il Creatore”.
Ecco perché questo “contadino impazzito” ci richiama a fare ogni giorno qualcosa che non possa essere misurato, a fare quelle domande sempiterne che non hanno risposta, ad aspirare ad essere veramente liberi, così come ci ha posto Iddio nell’Eden: Tutte le creature erano il Suo piacere e unico piacere per loro era essere ciò per cui le aveva create; non bramavano guadagno o altezza oltre la giusta misura, non attendevano cambiamenti o novità.

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