La metà del cibo prodotta nel mondo viene distrutta

di Danilo Quinto
Per l’IME (“Institution of mechanical engineers”), due miliardi di tonnellate di alimenti vengono distrutti. Tra i fattori di spreco, per il mondo sviluppato le date di scadenza troppo ravvicinate indicate sugli alimenti e per il mondo in via di sviluppo le pratiche e le tecniche e agricole arretrate.
Non sono solo i prodotti “finiti” a subire questa sorte. Afferma il rapporto, che in Gran Bretagna, ad esempio, il 30% delle
verdure coltivate non viene mai raccolto e questo significa sprecare - oltre che gli ortaggi - 550 miliardi di metri cubici d'acqua utilizzati per innaffiare prodotti che non raggiungeranno mai i consumatori.
Questo a fronte di un miliardo e mezzo di persone che nel mondo soffrono la fame, delle crisi alimentari che si producono in maniera ciclica e dell’inerzia delle organizzazioni internazionali, a cominciare dal carrozzone burocratico denominato FAO, con i suoi oltre 4mila dipendenti.
Tutte, ma proprio tutte, le balle che circolano sulla mancanza di risorse per far fronte all’aumento della popolazione mondiale, lasciano quindi il tempo che trovano e si ritorcono contro chi le pronuncia, che non guarda la realtà, per ipocrisia e infingardaggine.

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