Terremoti


di Danilo Quinto
Nella notte tra il 25 e il 26 ottobre, una scossa di terremoto di magnitudo 5 è stata registrata nella zona del massiccio del Pollino, al confine tra Basilicata e Calabria. Alla prima scossa, verificatasi all'1.05, in meno di quattro ore se sono seguite altre 21, di intensità compresa tra 2 e 3.3.

Da tempo, uno scienziato italiano, il Professor Alessandro Martelli, direttore dell’Enea di Bologna, avverte che in base a
metodi scientifici sviluppati in Italia dall’Istituto di Fisica Teorica di Trieste e dall’Università di Trieste – con i quali si analizza il territorio suddiviso in tre zone sismiche, il nord, il centro e il sud – la situazione sismologica del sud è allarmante. Il rischio riguarderebbe le regioni che vanno dalla Campania in giù. Centri di calcolo di altri paesi, in particolare la scuola russa, concentra il rischio – che sarebbe molto alto e riguarderebbe l’arco temporale dei prossimi due anni – in Calabria e in Sicilia.

Dopo le catastrofi che hanno interessato L’Aquila e l’Abruzzo e quest’anno l’Emilia Romagna – e quel che ne è conseguito in termini di calcolo e previsione del rischio e quindi di prevenzione e allerta - c’è da chiedersi quali attività siano in atto da parte di chi ne la competenza per attenuare le conseguenze se il sisma si verificasse realmente. Ad esempio, il Governo ha avviato – sulla base di queste informazioni scientifiche – un’opera seria di studio e di conoscenza? Ha sensibilizzato le popolazioni interessate? E’ stato realizzato un monitoraggio a tappeto degli edifici a rischio e delle strutture pubbliche di carattere strategico?

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